Paolo Simoncelli: “Il mio Marco è una leggenda”

In libreria il libro ‘Il nostro Sic’ scritto da Paolo e Rossella Simoncelli
“All’inizio ero sorpreso di tutta questa passione incredibile per mio figlio, poi sono riuscito a darmi una risposta e ho capito che Marco è diventato una leggenda. Lo è diventato perché era uno pulito. Un puro, questa per me è la parola più giusta per definire chi era mio figlio”.
Alla vigilia del GP di San Marino 2012, 13a gara del calendario MotoGP 2012, al circuito di Misano Adriatico per la prima volta da quando l’hanno intitolato a Marco Simoncelli.
Eurosport ha voluto vivere la vigilia di questo Gran Premio proprio con Paolo Simoncelli, che insieme a moglie, figlia e Kate Fretti sarà protagonista di una settimana densa di impegni per ricordare il Sic e per raccogliere soldi in favore della “Fondazione Marco Simoncelli”: la onlus che nel nome di SuperSic si sforza di aiutare tanta gente meno fortunata in Italia e nel mondo.

L’intervista a Paolo Simoncelli di Eurosport
Tra poco si torna a correre a Misano e i rivali di suo figlio correranno sul tracciato intitolato a Marco. Come vive questa vigilia indubbiamente particolare?
“Non le posso negare che avrei preferito essere ancora al fianco di Marco per correre. Però è andata così ed allora non posso che essere piacevolmente contento per tutte le manifestazioni d’affetto e per le tante iniziative che sono state create e che renderanno intensa questa settimana”.

Quali sono queste iniziative che vi vedranno coinvolte?
“Tutte non le ricordo però si inizia mercoledì con la presentazione del libro scritto da me e mia moglie con Paolo Beltramo ‘il Nostro Sic’ poi si prosegue giovedì con l’arrivo a Coriano della maratona in biciclettata che vede protagonista il grande Kevin Schwantz e un’altra decina di piloti che è partita dal circuito di Donington poi alla sera a Misano c’è la corsa con gli Ape car con i piloti MotoGp a margine della solita serata ‘DediKato, che quest’anno è dedicato a Marco.Si tratta di tutte cose molto carine il cui incasso andrà in beneficenza alla nostra Fondazione. Mi fa molto piacere che sia coinvolto anche Schwantz, che era l’idolo di Marco da bambino e poi è diventato un grande amico e sostenitore del Sic. Sarà bello riabbracciarlo e passare del tempo con lui”.

In un’Italia in cui ci vuole tanto, forse troppo tempo per ottenere rispetto la figura di Marco Simoncelli è riuscita in poco tempo a smuovere tanto. Si è chiesto ed è riuscito a darsi un perché?
“All’inizio ero sorpreso di tutta questa passione incredibile per mio figlio poi sono riuscito a darmi una risposta e ho capito che Marco è diventato una leggenda. Lo è diventato perché era uno pulito. Un puro, questa per me è la parola più giusta per definire chi era mio figlio”.

Coriano e la vostra casa sono dunque ancora meta di pellegrinaggio di persone che vengono per Marco?
“Coriano è diventato un paese visitatissimo, basta fare un giro o passare per il centrale e guardare la zona dove sorgeranno i locali del museo e si vedranno le centinaia di fiori, foto o ricordi lasciati da gente di tutto il mondo. Questo ci fa piacere anche se vogliamo mantenere la nostra privacy. Però le persone che incontriamo e che ci vengono a trovare nei locali della Fondazione (il quartier generale è a Riccione, ndr) hanno tutte lo stesso sguardo quando parlano di Marco: l’occhio si illumina e le parole che escono sono sincere e cariche di suggestioni. Questo mi riempie d’orgoglio”.

A proposito del Museo, riuscirete ad inaugurarlo entro il 23 ottobre prossimo?
“No. Però entro la fine dell’anno contiamo di riuscirci. Sorgerà a Coriano in tre sale molto belle che il Comune ci ha concesso e che sono molto belle. E’ una cosa che voglio fortemente fare per i tifosi che così avranno un luogo dove ricordare il Sic, conoscerlo e capire chi era”.

Domani uscirà in libreria il libro ‘Il nostro Sic’ nel quale lei e sua moglie raccontate la storia di vostro figlio. Deve essere stata una cosa dura, una sorta di analisi. Cosa ci dobbiamo aspettare da questa opera?
“Per me e Rossella è stata davvero una cosa dura, molto complicata e difficile. Il libro invece è un prodotto molto bello: l’ho letto in anteprima e devo dire che Rizzoli e Beltramo hanno fatto un lavoro davvero strepitoso sia a livello di contenuto, che a livello di foto ed immagini.Personalmente la parte più toccante è la prefazione, non sono riuscita finirla a leggerla senza commuovermi”.

La Fondazione ha pochi mesi di vita ma conta già tanti tesserati e ha già finanziato alcune opere. Quali i vostri progetti e com’è per tutti voi occuparsi di questa realtà?
“La Fondazione è diventato per me, Rossella e Kate, che è la segreteria ufficiale e gira per i Gp a raccogliere adesioni, un lavoro a tempo pieno non retribuito. Però è assai gratificante. Attualmente abbiamo qualcosa come 3.500 tesserati ma il bello è che con le iniziative che si susseguono e nascono in Italia, in Europa e dai luoghi più disperati. Insieme alla Fondazione Rava abbiamo costruito un ospedale ad Haiti che è costato 210.000 Euro. Ora la prossima iniziativa è quella di costruire un centro di cura per disabili a Sant’Andrea in Besanigo (frazione di Rimini vicino a Coriano), sarebbe una cosa bella per il nostro territorio. Solo che per realizzarla servono 1,3 milioni di Euro. E ci vorrà del tempo”.

Ha dichiarato più volte di non essere più riuscito a vedere una gara di MotoGp. Al Mugello però è tornato nel paddock per ritirare la Honda RC212V dalle mani di Nakamoto. Sarà in autodromo questo weekend oppure resterà defilato?
“Mi auguro di non essere tirato in mezzo e restare in disparte. E’ stato bello parlare con la Honda e con Nakamoto che aveva un gran feeling con Marco ed era molto dispiaciuto per l’accaduto. Per il resto in quel weekend non ho parlato con piloti o altre persone del circus”.

Sappiamo che si concede però talvolta delle visite alle gare dei ragazzini: possiamo immaginare un futuro in questo ambito?
“Sì confesso che vedere i bambini in moto guidare ed inseguire il proprio sogno è una cosa che mi affascina e mi piace ancora tanto. Se deciderò di rientrare lo farò in questo ambiente”.

Casey Stoner si ritirerà a fine anno a soli 27 anni. La sua idea riguardo a decisione?
“Penso che sia una scelta giusta e condivisibile. Fare il pilota è una cosa alquanto complicata e penso che se non sei al 100% della forma e con la testa è giusto fermarsi. Credo che anche la morte di Marco e la nascita del figlio abbiano inciso su questa decisione che ripeto denota lucidità e coscienza dei propri mezzi”.

Alla luce di questo ritiro crede che Simoncelli sarebbe diventato l’uomo di punta della Honda e un futuro campione del mondo?
“Marco già nel 2011 era uno dei migliori del lotto. La moto di quest’anno se la sentiva cucita perfettamente addosso e in questo mondiale avrebbe fatto grandi cose. Però anche senza vittorie mio figlio era un bel personaggio, una gran persona. Questo la gente se ne era accorto e penso valga più di tutti i titoli mondiali in MotoGp”.

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