Sconfitta Ferrari? No. Vittoria Red Bull

 

Certamente non è finita come tutti i sostenitori della Ferrari speravano e, un po’, si aspettavano. A bocce ferme viene da chiedersi se è giusto il clamore suscitato dall’ultima gara ad Abu Dhabi, che ha incoronato Sebastian Vettel il migliore del 2010 e più giovane campione del mondo nella storia della Formula1

Fin dalle prime gare è apparso evidente lo strapotere delle Red Bull su praticamente tutti i tipi di tracciato. Quindici pole position in diciannove gare, di cui dieci realizzate proprio da Vettel dicono più di tante parole quale sia il livello di dominio della scuderia inglese nata nel 2005 sulle ceneri della Jaguar. Se poi si pensa che in questi cinque anni la Red Bull ha conquistato in tutto 20 pole position, si capisce come il 2010 sia stato un anno veramente straordinario.

Se si guarda ai risultati della scuderia in questi cinque anni, a parte una flessione nel secondo anno di gare, si nota una continua progressione, che ha avuto la sua svolta, ironia della sorte, proprio nel momento in cui è passata dal motore Ferrari al Renault. E’ del 2009 la prima pole e vittoria di Sebastian Vettel, in Cina, cui seguono cinque vittorie nella seconda parte di stagione, tanto che la Red Bull appare la vera concorrente della Brawn nel corso del campionato che ha visto più impegnati gli avvocati delle scuderie che i loro ingegneri.

Tutto questo per dire che il successo della Red Bull non nasce all’improvviso, quasi per caso, ma si è costruito in questo poco tempo grazie a due elementi: il telaio e i piloti. Sulla bontà del progetto telaistico c’è poco da dire, visto che vanno più veloci della Renault che fonrisce loro i motori… sui piloti c’è da dire che la Red Bull ha investito veramente tanto in questi anni. Ma non per acquistare sul mercato il migliore dei campioni, ma per crescere la bellezza di 115 piloti, tra cui è spiccato un giovane tedesco, un certo Sebastian Vettel. Per fare un paragone calcistico, è un po’ la differenza che c’è tra chi costruisce una squadra comprando campioni affermati e chi investe nei vivai. E’ per questo che in Red Bull non hanno mai nascosto la preferenza per questo giovane biondino, facendo storcere il naso a quanti guardavano con sufficienza a questa squadra che non sapeva gestire i propri piloti. Forse, non è andata esattamente così.

Ma veniamo alla Ferrari. La storia della scuderia del cavallino rampante appare decisamente diversa, con il primo campionato disputato nel 1950 e unica casa che non ha mai mancato una stagione mondiale. Rimando agli anni recenti dopo il mondiale vinto nel 2007 con Kimi Raikkonen il 2008 è l’anno delle delusioni, con Felipe Massa che perde per un punto contro Lewis Hamilton su McLaren. Il 2009 è l’anno da dimenticare e il 2010, a parte la vittoria nel primo GP di stagione, non sembra brillare. La svolta a Monza, con la vittoria di Fernando Alonso che ritiene di poter ancora combattere per il mondiale. Sembra un’affermazione esagerata, se non fuori luogo, ma evidentemente Alonso parlava a ragion veduta e le vittorie successive lo portano prima a ridosso e quindi in testa alla classifica mondiale. Una parte del merito va anche alla “non gestione” dei piloti della Red Bull, che si rubano punti a vicenda. Se in quel momento ci fosse stata la Ferrari con un suo pilota davanti sicuramente la scuderia avrebbe fatto quadrato intorno al capolista chiedendo all’altro pilota, chiunque fosse, di fare da scudiero. Invece no, tutti contro tutti e vinca il migliore. 

In Brasile la Red Bull conquista il titolo costruttori ma la Ferrari mantiene la vetta della classifica piloti. Si cominciano a fare i conti, forse troppi, così ad Abu Dhabi si respira aria di vittoria già al tramonto del sabato, quando lo spagnolo della Ferrari conquista con le unghie una seconda fila. Ma come si sa, le gare sono un’altra cosa… L’ultimo GP è cronaca, e alla fine tutti trovano il colpevole: sbagliata la strategia. Ma come?!? Non erano quelli della Red Bull gli ingenui idealisti che facevano correre uno contro l’altro i loro piloti mentre in Ferrari erano gli strateghi?

Così tutte le colpe sono finite sulla squadra, sugli ingegneri, perfino su Luca Cordero di Montezemolo, che non sarà un trionfo di simpatia, ma attribuirgli la colpa della sconfitta ad Abu Dhabi mi sembra veramente eccessivo… così chi si salva è il pilota. Non sono d’accordo. Più di metà gara dietro Petrov (con tutto il rispetto) senza neanche provare un sorpasso per arrivare settimo e perdere il mondiale non è l’atteggiamento di un campione di Formula1. A quel punto meglio rischiare di uscire come ha fatto Hamilton che aveva davanti l’altra Renault che arrivare senza drammi per fare secondo nella classifica mondiale. Ci sono (e soprattutto ci sono stati) piloti che non avrebbero mai avuto un atteggiamento del genere, non negli ultimi giri dell’ultima gara!

Nel dopo gara invece faceva veramente pena sentire ex-piloti-neo-commentatori affermare che la sosta anticipata di Webber era un amo a cui la Ferrari ha abboccato! Sicuramente la Ferrari ha abboccato, ma che fosse tutto premeditato dalla Red Bull è veramente poco credibile. Certo è difficile ammettere che in Ferrari sia stato fatto un errore così grossolano, per cui si preferisce giocare alla dietrologia da bar (senza offesa per i bar, ovviamente) che guardare la realtà: in Ferrari hanno deciso la strategia ancora prima che si spegnesse il semaforo, facendo la gara solo ed sclusivamente su Webber. Così, tanto per restare in un paragone calcistico, si è marcato stretto il centravanti e ha fatto gol il numero dieci che, normalmente, è il fenomeno della squadra.

Onore quindi alla Red Bull che ha messo in pista la macchina migliore e a Sebastian Vettel che è stato il pilota più veloce. Con buona pace di tutti questo non è il calcio con le sue moviole, qui c’è una riga per terra e chi la passa per primo vince. Il resto, sono chiacchiere.

E ora godetevi la nostra gallery, uno scatto per ogni vincitore dei diciannove Gran Premi di questa splendida stagione di Formula1.

 

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