Donald Trump terremota l’automotive: Ford,GM, FCA ed altre case auto minacciate da dazi per le auto prodotte in Messico

Donald Trump non le manda a dire e già in campagna elettorale si erano accese scintille fra il candidato repubblicano e la Ford, in particolare per aver comunicato investimenti per oltre 1,5 miliardi in Messico anzichè destinarli negli USA. Ford aveva replicato che la produzione in Messico era per lei marginale ma Trump aveva giurato ai lavoratori di Detroit che se fosse divenuto Presidente degli USA avrebbe alzato non solo barriere fisiche per contrastare l’immigrazione clandestina e dei narcos dal Messico, ma anche pesanti dazi per dissuadere i “furbi” imprenditori americani, ma anche tedeschi e giapponesi dall’andare fuori dagli USA per godere dei bassi stipendi e quindi vendere a prezzi elevati negli USA…

GM, Ford ed anche FCA abituate all’aiuto di Barack Obama e del fatto ormai consolidato che si aiutassero anche gli Paesi del NAFTA (Messico e Canada) e certe che mai avrebbe vinto Trump risposero duro a Trump e sostenendo apertamente la candidata democratica fino ad allora sempre apprezzata dagli stessi potentissimi sindacati.

Oggi la minaccia di un 30% di dazi che significano almeno 5.000 dollari per una small car hanno fatto svegliare molto male i CEO delle compagnie automobilistiche e della stessa componentistica che probabilmente dovrà rivedere velocemente la logistica e rientrare almeno in parte dal Messico agli USA se vogliono restare competitivi e per evitare che inizino a circolare fra il pubblico la lista delle auto prodotte in Messico e quelle prodotte negli USA.

La lista messicana è davvero impressionante e riguarda praticamente tutti come potete vedere dalle slide raccolte dai principali media statunitensi.  Anche la rivista Fortune ha già messo sull’altolà il comparto automotive che rischia profit warning ed ancora una volta a beneficiarne maggiormente sarebbe il tanto criticato, vituperato e per molta stampa visionario con soldi altrui boss della Tesla Motor Company che produce tutte le sue auto attuali e future dentro gli States…

Wall Street puntava su Hilary e svegliarsi con Donald non è stato proprio il massimo per il mercato, tanto che in Corea del Sud hanno convocato una riunione d’emergenza, i cinesi temono che vi siano restrizioni sulla circolazione dei beni (oggi nettamente favorevoli alla Cina) così come i giapponesi, mentre forse Volkswagen può almeno consolarsi con il fatto che l’EPA che è stato l’ente che ha scoperto il Dieselgate probabilmente sarà ridotto considerandolo un carrozzone burocratico… Peccato che il Gruppo tedesco in Messico sia presente e quindi qui la musica cambia.

Messico dove si producono anche molte FCA ed anche vetture a noi molto note come le Fiat 500 destinate agli USA e lo stesso Fiat Freemont arriva da uno stabilimento messicano! Sono quindi mlte le case che hanno colto questa opportunità al pari di molte aziende di componentistica come la stessa Brembo, leader mondiale dei freni ma anche Bosch e tutte le maggiori visto che vanno dove ci sono logicamente i siti produttivi.

Circa la guida autonoma e tutto il mondo della Silicon Valley fino ad ieri grande sostenitrice di Obama e della Clinton non si sa che accadrà anche se Trump ha già messo le mani avanti dicendo di essere il Presidente di tutti gli americani e quindi anche dei californiani che potrebbero alla lunga apprezzare un personaggio rude ma che sa cosa significa fare impresa e vuole mettere gli USA al primo posto e per farlo non può trascurare la forza delle web company come Apple, Google o Facebook per non parlare di Uber, Amazon e la già citata Tesla con cui potrebbe creare una micidiale alleanza nel nome di America First che metterebbe a disagio europei, cinesi ed asiatici in generale.

Certo la chiusura del Messico per Toyota, Nissan ed Honda sarà una bella  frenata da cui i vertici stanno già studiando piani b, forti comunque della presenza negli USA di importanti siti produttivi.

Insomma Donal Trump ha rottamato molti avversari politici ed ora potrebbe rimettere in riga tutti quelli che hanno utilizzato triangolazioni produttive a danni dell’occupazione americana che comunque necessita di una collaborazione a livello del già citato Nafta segnalando che molti produttori automotive e non scelgono il Messico ed anche il Canada non solo per il costo del lavoro, ma anche per la manualità e la professionalità degli operai che non sempre si riscontrano negli USA dove bisognerà quindi a rafforzare sia gli istituti di formazione sia le scuole tecniche.

A livello di numeri oggi il Messico attira il 20% della produzione del Nord America attraendo più di 24 miliardi di dollari di investimenti dal 2010 ad oggi. E la capacità produttiva attuale potrà crescere di un altro 50% nei prossimi 5 anni. Ecco perchè forse Donald ha vinto in Michigan!

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