Seat Ibiza FR – Test Drive

La Seat Ibiza è da sempre stata scelta soprattutto dai giovani per il connubio tra ottime prestazioni e costi contenuti, sia all’atto dell’acquisto che nel mantenimento e nei consumi. La gamma, molto ampia, vede al suo interno già due sportive: la FR benzina e la Cupra, punta di diamante della casa iberica. Mancava però una motorizzazione diesel che aumentasse ancora di più l’economicità senza ridurne le prestazioni, motivo per cui si è preso il collaudatissimo motore common rail della Volkswagen e lo si è applicato a questa nuova FR 2.0 TDI. La casa dichiara di averla alleggerita e la vettura dispone di ben 143 cv che sviluppano una coppia di 320Nm/1750-2500 giri, rispetta le normative Euro5 e dispone anche del nuovo cambio a 6 marce, oltre che del dispositivo di bloccaggio del differenziale XDS.

Una macchina piccola, cattiva, carina ed economica è proprio quello che cercano gli acquirenti under 30, secondo le stime di Seat, i clienti tipo della FR. Di tutto rispetto le prestazioni che la FR vanta, con una velocità massima di 210 km/h ed uno scatto da 0 a 100 in soli 8,2 secondi. Anche i consumi dichiarati dalla casa sono degni di nota, visto che nel ciclo urbano si può raggiungere la cifra di 5,9 litri per 100 km, mentre nell’extraurbano si arriva a soli 3,9; anche da un punto di vista ecologico i 119 g/km di CO2 sono un ottimo traguardo, raggiunto dalla “piccola” spagnola. Piccola esteriormente e forse per chi occupa i posti posteriori, soprattutto se il guidatore è alto e tiene il sedile a fondo corsa, mentre il portabagagli (in cui sono alloggiati una ruota di scorta, cric, triangolo e batteria elettrica) consente una buona capacità di carico; i sedili anteriori sono un chiaro richiamo al mondo sportivo, con finiture in rosso e danno un buon feeling anche se la sagomatura nella parte alta potrebbe essere un po’ troppo stretta per persone dalla larghezza extra. Molto carine, per finire la descrizione, le finiture col marchio FR che si trovano sul volante e sul pomello del cambio, mentre tutt’altro discorso va fatto per gli inserti in finto carbonio sulla console centrale e sopra al display degli strumenti, un po’ troppo “vorrei, ma non posso”: avremmo preferito della normalissima plastica di buona qualità, piuttosto che questa ricerca di distinzione forse un po’ tirata per i capelli, stonata con una macchina che invece, nel complesso, si distingue positivamente nelle prestazioni dal mare magnum di piccole aspiranti sportive.

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