Il futuro dell’auto: low cost, elettriche e metano

I temi dibattuti a Rimini in occasione del My Special Car Show

L’Alfa Romeo MiTo GTA Auto Europa Tuner 2009 dell ‘UIGA

Importantissimi i temi trattati nel secondo appuntamento dell’Accademia dell’Automobile Uiga denominato “Crisi e comunicazione nell’industria automobilistica”, tenutosi in occasione del My Special Car Show a Rimini. I lavori sono stati aperti da Giada Michetti, A.D. di Promotor International, organizzatrice dell’evento che riunisce le auto speciali. “Nonostante la crisi, si cominciano a manifestare dei segnali in controtendenza. I primi effetti degli incentivi a marzo sembrano positivi. Anche il numero dei partecipanti a My Special Car Show è molto confortante. C’è voluta creatività per mantenere in vita una manifestazione come questa in tempi difficili. Un mercato, quello del tuning, che vale 1 miliardo di Euro e che potrebbe raddoppiare grazie al decreto Milleproroghe. La creatività, d’altronde, è alla base del successo. Nel rispetto del mercato, e mantenendo una data fissa per questo appuntamento, verifichiamo la passione del pubblico che ha risposto numeroso. Dobbiamo ripartire dal mercato. Quest’anno si venderanno in Italia tra gli 1,85 e i 2 milioni di veicoli”.

Il Professor Giuseppe Volpato dell’Università Ca’ Foscari di Venezia è entrato ancor più nel merito della situazione generale a livello italiano e mondiale. “Qualche giornalista non specializzato ha scritto che l’auto è vecchia. Da 100 anni è sempre la stessa, un motore e quattro ruote. Non è vero, ma è probabile che la crisi acceleri una rivoluzione del prodotto auto che resterà comunque fatta da un motore a da 4 ruote. Per analizzare l’andamento dei mercati si usano di solito tre strumenti: trend, stagionalità e congiuntura. In termini di trend, nel lungo periodo, si manterrà una tendenza alla crescita a livello mondiale nel Bric (Brasile, Russia, India e Cina, ndr) ed un mercato piatto nella triade (Europa occidentale, USA e Giappone, ndr). In termini di congiuntura avremo una frenata delle immatricolazioni. Nel Bric la crescita sarà limitata ad alcuni punti percentuali fino all’attenuarsi della crisi, poi riprenderà l’aumento a doppia cifra, mentre nella Triade la tendenza sarà ancora al ribasso”. Volpato ha poi spiegato che la congiuntura ha un peso importante nella comunicazione. “I produttori hanno ridotto la produzione tra il 20 e il 50 %, più in USA e Giappone che altrove, portando ad una riduzione dei ricavi e quindi a un taglio del 30 % circa nella comunicazione, ma in modo differenziato a seconda dei media. La congiuntura favorisce le vetture piccole ed ecologiche (GPL e metano) a basse emissioni inquinanti.

Il trend produce un mercato composto di consumatori sempre più caratterizzati da particolari stili di vita. Già oggi il mercato si declina in una somma di nicchie e in futuro questa tendenza sarà sempre più accentuata. Alcune Case, però, tendono ad ampliare l’offerta di un modello fino a 5.000 versioni moltiplicando i costi senza riuscire veramente ad intercettare i target desiderati”. Ma come si potrà uscire dalla crisi? La ricetta di Volpato è chiara.

“Occorre costruire modelli dalla forte caratterizzazione. E cioè veicoli multispazio, 4×4 ingentiliti, vetture low cost, auto elettriche e a metano, magari sovralimentate e un’auto senza patente prodotte industrialmente. Passata la crisi, anche la comunicazione ritornerà ad avere budget, ma si orienterà in modo molto specifico, come sarà specifico il prodotto, verso nuove tecnologie e verso media che consentano una caratterizzazione più specifica. La carta stampata è facile da consumare, ma povera perché non riesce a soddisfare esigenze ed interessi particolari. Si presta poco agli obiettivi di segmentazione e intercettazione dei consumatori. I siti dei giornali online sono poco friendly e gli investitori vogliono sempre più conoscere l’impatto della comunicazione acquistata”. Per entrare nella dimensione del cosiddetto Web 2.0, la carta stampata deve cambiare.

“Il Web 2.0 – ha aggiunto Volpato – si caratterizza per strumenti quali l’Interactive Marketing, il Tribal Marketing, il Viral o Buzz Marketing, quando il consumatore parla del prodotto o del servizio ad altri consumatori, l’Event Marketing, tipo il lancio della 500, e l’Experiential Marketing”. I giornali non sono soltanto veicoli pubblicitari. Informando i consumatori, bisogna farlo in modo socialmente orientato, anche se questo può contrastare con gli interessi pubblicitari. La massa di informazioni disponibili crea difficoltà a comunicare. Occorre quindi sempre qualcuno che organizzi l’informazione”.
Particolarmente apprezzati anche gli interventi di due recenti ex manager del marketing italiano. Si tratta di Walter Brugnotti (Citroën) e Luca Apollonj Ghetti (GM Italia). Brugnotti ha risposto proprio a chi giudica l’auto vecchia. “Non è così. Ha un lungo passato e questo può pesare. È l’unica industria che ci è giunta intatta dal XIX secolo ed è tale e quale nel XXI secolo. Ciò non toglie che sia un veicolo di progresso come testimoniano i Paesi emergenti che scelgono proprio l’auto per avviare le proprie economie grazie all’indotto che il settore è capace di creare. L’auto è un business ciclico. La crisi dei primi anni 70 ha portato alla Golf diesel, una svolta completamente inattesa che ha aperto il mercato al gasolio. Ora il mercato è saturo a prescindere dalla crisi. Assisteremo ad un cambiamento nella direzione dell’ecologia e questo prelude a nuovi modi di comunicare che richiedono uno sforzo di collaborazione per arrivare ad un commento costante e critico di tutti i passaggi della crisi”.

Apollonj Ghetti è rimasto impressionato dalla passione che sprigiona dal pubblico di My Special Car Show. “L’ho vista e percepita arrivando al Salone. Con sorpresa! Di questo non si può non tenere conto. Il trend della comunicazione deve essere parallelo alla produzione. Bisogna smettere di fare vetture di massa, non danno risposte adeguate alle richieste del cliente. Bisogna pensare all’auto con razionale passione, è un bene indispensabile, ma deve saper offrire quel quid in più che permetta a chi la produce di fare utili. Per amare l’auto bisogna conoscerla a fondo. È un bene sociale con grandi risvolti sociali”.

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