Ducati Monster 1100 – Test Ride

Ducati Monster 1100 – Test Ride. Quando esordì non si era mai vista una moto del genere: niente carenatura, un grosso serbatoio che sembrava il torace di un toro, la coda quasi inesistente, le marmitte che ricordavano i robot della serie Gundam, insomma il nome Monster sembrava azzeccatissimo per una moto che stravolgeva il concetto di due ruote. Non sembra, ma di lustri ne sono passati ben 3, ormai ci siamo tutti abituati a vedere la “piccola” Ducati, anzi nel corso di tutti questi anni abbiamo assistito a migliaia di personalizzazioni, modifiche, l’abbiamo visto cambiare colore al telaio, ai cerchi, ma in buona sostanza è sempre rimasta la stessa moto. Era ora, quindi che una nuova generazione di mostri venisse alla luce ed è auspicabile che questo nuovo mostro dia le stesse sensazioni di stupore che il suo predecessore diede. La linea è molto più attuale: spiccano subito i bellissimi ed enormi terminali così come il serbatoio che, nonostante mantenga il suo aspetto da torace di toro, ora sembra più moderno, con le griglie che permettono un maggiore afflusso d’aria e un angolo di sterzo più ampio, oltre ad essere molto accattivanti esteticamente. In definitiva si è riusciti a rinnovare completamente la moto, mantenendo però le caratteristiche peculiari che l’hanno resa una campionessa d’incasso: il telaio in treccia di tubi, la coda quasi mozza, la frizione a secco che produce quel tipico “sferragliamento”, tanto cari ai ducatisti, sono sempre al loro posto, ma nuovi accorgimenti tecnici sono stati adottati. Innanzitutto, si vede anche a occhio nudo, questa nuova Monster è più alta, meno seduta della precedente, è stata alzata complessivamente di circa 40 mm, soprattutto la seduta è stata pensata affinché il pilota stia più eretto. La forcella, interamente regolabile, ha una corsa di 130 mm invece dei 120 della 696, così come la sella è più alta di 10 mm. Dietro troviamo un pregiato forcellone monobraccio che pesa solo 5 chilogrammi, pur mantenendo un’estrema rigidità. Leve con pompa radiale, come ovviamente pinze ad attacco radiale per garantire il top nella frenata, nuovi cerchi a 5 doppi raggi, luci posteriori a led, cruscotto retroilluminato bianco, manubrio in alluminio a sezione variabile: tante insomma le modifiche, anzi si fa prima a dire che del vecchio Monster non è rimasto neanche un pezzo, forse giusto il mozzo della ruota posteriore, ma i tecnici ci assicurano che neanche quello è sopravvissuto al restyling. Tutte queste novità per fare una moto che abbia una posizione di guida più “pistaiola”, che sia leggerissima (infatti pesa complessivamente solo 169 Kg), potente e divertente. Come sempre saltiamo su e vediamo come si comporta sulle bellissime strade della Costa Azzurra, quelle stesse strade che vedevano il buon James Bond correre con la sua Aston.

Prova su strada

Il sole splende, il mare luccica, la costa azzurra si riposa dopo il turbinoso festival del cinema e nel garage del nostro bellissimo hotel i meccanici della Ducati stanno facendo le ultime regolazioni all’orda che ci aspetta per essere messa alla prova in questo paradiso d’asfalto, oltre che paesaggistico. La moto è cortissima, la coda praticamente non esiste; nonostante la mia altezza mi trovo comodo in sella, mi chiedo se lo stesso varrebbe anche per chi non sia alto come me, ma guardando qualche collega non molto alto vedo che non ha difficoltà e che quindi questo innalzamento generale della moto non ha compromesso la guidabilità anche per chi è al di sotto della propria altezza forma. Il rumore è bello, basso e vivace, tipicamente made in Borgo Panigale; le leve non si possono distanziare abbastanza per le mie “manone”, in compenso il cambio è morbido e preciso, quindi innestiamo la prima e andiamo a vedere come si comporta. La strada non prevede rettilinei, è un continuo curvare a destra e sinistra senza soluzione di continuità e questo ci fa subito scoprire il grande pregio del nuovo Monster: è maneggevolissimo. Basta infatti spostare il peso per impostare la piega e la moto reagisce in un milionesimo di secondo, è sempre pronta ad un cambio di direzione e le uniche incertezze possibili sono eventualmente del pilota. Quando finalmente arriva un piccolo pezzo di rettilineo non resisto, spalanco il gas e sento l’avantreno che si alleggerisce, dolcemente, senza sbacchettare, mi ritrovo con una ruota a qualche centimetro da terra, peccato che a soli 8000 giri entri il limitatore e la faccia tornare giù. Il primo approccio è quindi emozionante, anche se non sono mai stato un “impennatore” su questa moto mi diverto come fossi uno stuntman, oltretutto la ciclistica è eccellente e la moto quindi non si scompone mai, rimane stabile anche prendendo qualche asperità in piega e la forcella copre molto bene il fondo stradale, anche se bisogna dire che il settaggio di base non è ottimale e bisogna prima ammorbidirle un po’. I freni sono una garanzia: energici, ma modulabili, sono in grado di fermare la moto anche in spazi molto ristretti. La strada è talmente bella e la moto così “mostruosa” che non vorremmo scendere, anche se a dire il vero dopo un po’ che ci buttiamo di qua e di là per piegare, cominciamo a sentire un po’ di stanchezza sui polsi e un lieve schiacciamento alle parti basse, condizione questa, dettata dalla posizione: la moto infatti è come se fosse in discesa e bisogna costantemente spingere sulle braccia per non schiacciarsi sul serbatoio e ovviamente questa posizione così caricata, dopo un po’ affatica i polsi e gli avambracci, nonché porta ad un inevitabile schiacciamento delle sfericità maschili. Il nuovo Monster, in definitiva, rispecchia anche nella sostanza ciò che appare evidente già a prima vista: è più grintoso, più scattante, più agile, più pistaiola insomma; una moto con cui andare a farsi una bella passeggiata fuori porta come una corsetta in pista il fine settimana, forse un po’ scomoda in tragitti urbani, anche se, a dire il vero, nelle manovre nello stretto se la cava egregiamente grazie all’aumentato angolo di sterzo. Sarà pronta per fine mese, costerà 11.200 € la versione base e 13.200 la versione S, che prevede una dotazione più ricca, con sospensioni Ohlins completamente regolabili sia avanti che dietro, molto più carbonio e altri piccoli accorgimenti di carattere squisitamente sportivo; i prezzi non sono a prima vista imbattibili, ma osservando attentamente la qualità dei materiali e delle finiture si capirà perché costi leggermente di più di un’omologa proveniente dal Paese del Sol Levante. Ovviamente il Monster non sarebbe più lo stesso se non fosse previsto uno sterminato catalogo di accessori, così da rendere ogni Monster diverso dall’altro, come è stato fino ad oggi. La Ducati sembra avercela messa tutta per creare questo “Absolute Monster” che mantiene un legame con la tradizione volendo radicalmente innovare la moto che ha creato il settore naked, adesso per vedere se i loro sforzi siano stati apprezzati o meno dal grande pubblico, dovremo vedere se, a 15 anni dalla prima, subiremo una nuova invasione di mostri rossi.

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