Prova Honda SH300i Sport, sempre il primo della classe!

Honda SH300i Sport 2019 – Se sei in testa per restarci a lungo devi continuamente migliorarti, è un dato di fatto. L’SH300 non fa eccezione e, anzi, conferma la regola con novità che ogni anno vanno ad affinare un prodotto che è sempre più maturo e con ben pochi difetti. Non si tratta solo di questioni estetiche, legate a colorazioni e stile, ma soprattutto di “sostanza”, come ad esempio il propulsore che eredita il pacchetto di aggiornamenti visti lo scorso anno sul nuovo Forza 300, controllo di trazione incluso, oppure il sistema keyless che ora include la serratura del bauletto, per la cui apertura è quindi sufficiente premere un tasto sotto la piastra, lasciando in tasca la chiave elettronica. Lo abbiamo provato in città e non solo, percorrendo in un attimo oltre 700 km in una settimana di prova “intensa”. Vi raccontiamo come è andata.

Sempre lui, sempre meglio

Honda SH300i Sporty estetica confermata

Honda SH300i Sporty, estetica confermata al 99%

È sulla cresta dell’onda da 12 anni ormai, visto che il primo 300 è arrivato sul nostro mercato nel 2007. Da allora ne ha fatta di strada, con un successo senza precedenti che lo rende (insieme ai fratelli 125/150) costantemente il mezzo a due ruote più venduto in Italia. L’Honda SH nasce in realtà nel lontano 1984, con il primo modello 50 a 2 tempi, che ha creato un nuovo genere: gli scooter a ruote alte con pedana piatta. Narra la leggenda (o forse no) che sulla pedana ci sia lo spazio giusto per trasportare una confezione da 6 bottiglie da 1.5 litri, ma che sia davvero un driver che è stato tenuto in considerazione per lo sviluppo dell’SH o meno, sta di fatto che proprio la possibilità di caricare oggetti in modo così comodo, è uno dei plus da sempre di questo scooter.

Honda SH300i bauletto keyless

Honda SH300i, ora ha il bauletto keyless

Tornando al presente, il MY2019 dell’SH300i si aggiorna con poche, ma interessanti novità. A livello estetico è una conferma praticamente senza alcuna modifica, perché solo i più attenti noteranno l’unica vera novità: il nuovo bauletto. Perde la classica serratura, a favore di un sistema integrato con il Keyless di cui è dotato ormai da anni l’SH300. Basta premere sul tasto sotto la piastra e il coperchio si apre, mentre per chiuderlo è sufficiente premere il coperchio. Un sistema che si rivela decisamente comodo, perché le chiavi possono ora essere lasciate in tasca sempre, gestendo tutto in modo “smart”. Il blocchetto resta l’elemento centrale, da cui si accende lo scooter, si inserisce il bloccasterzo o si apre il vano sottosella. Il tutto semplicemente ruotando la manopola che sostituisce la chiave fisica. Viene “armato” dalla chiave elettronica in tasca, che può comunque essere inibita con un tasto, se siete molto vicini allo scooter e non volete che un furbo vi faccia qualche scherzo sotto al naso.

Tutti i dettagli, gli accoppiamenti e le finiture sono indizi che, ad un occhio attento, rendono evidente la tanta attenzione dedicata da Honda al suo “primo della classe”, per far si che lo resti a lungo. Citiamo ad esempio lo sportello del piccolo, ma pratico vano, nel retroscudo. Basta aprirlo per percepire una gradevolissima sensazione di gran qualità, ma davvero nulla qui è lasciato al caso. Pensate ad esempio alla valvola sul cerchio, piegata ad “L” per essere più comodamente raggiunta, con un piccolo supporto per evitare che si danneggi. Oppure nel vano sottosella (ricordiamo che rispetto all’SH300 di prima generazione, da qualche anno può contenere un casco di generose dimensioni) troviamo anche il tappo del serbatoio ed un alloggiamento dove appoggiarlo mentre si fa rifornimento. Come dire, è un prodotto “nato bene”, perché anche oggi un SH300 del 2007 resta piacevole e di qualità, ma nel tempo ha saputo perfezionarsi in tutte le direzioni, dall’estetica alla ciclistica ed al motore, come vedremo.

Cuore noto, ora sotto controllo…di trazione

Il motore è sempre lui da 12 anni, o meglio, lo è nei suoi elementi principali, ma ha subito una infinità di modifiche ed affinamenti che lo hanno portato a migliorare sia nell’erogazione che nell’efficienza, con consumi inferiori anche di oltre il 10% rispetto al suo primo antenato (avendone uno nel box, il confronto è presto fatto). Si chiama “300”, ma come spesso accade la cilindrata reale è leggermente inferiore, 279,1 cc per la precisione ed è un monocilindrico a 4 valvole (SOHC), 4 tempi, raffreddato a liquido, conforme Euro 4. Pochi ricorderanno che il primo aveva un paio di cavalli in più degli attuali 25,2 a 7.500 giri, ma all’atto pratico l’SH300 attuale ha una erogazione migliore, più piena dove serve ed ha perso solo qualcosina in termini di allungo, dove invece in pochi noterebbero la differenza (ricordiamo che è comunque capace di una velocità massima superiore a quanto preveda il codice della strada). Il trucco sta nel fatto che se la potenza è leggermente diminuita (a partire dalla terza generazione del 2016), viene erogata 1.000 giri più in basso, così come la coppia massima di 25,5 Nm viene raggiunta a 5.000 giri (erano 6.000). I benefici di una curva di erogazione così ottimizzata sono sostanzialmente di due tipologie: una miglior fruibilità delle prestazioni e consumi ridotti. Le prime arrivano proprio dove serve, nel range della curva di erogazione dove il monocilindrico più frequentemente è chiamato a rispondere al comando del gas e la trasmissione è molto ben tarata, rendendo la risposta fluida, ma corposa, con accelerazioni e riprese vigorose. In città l’SH300 è perfetto, consente di districarsi velocemente nel traffico e di spostarsi in modo rapido, senza far rimpiangere cilindrate o potenze superiori. Quanto invece ai consumi, si giovano di un regime di rotazione ridotto ed il conto dal benzinaio si fa meno salato rispetto a quello già contenuto del passato. Tanto per intenderci, sfruttando in modo deciso tutte le potenzialità del nuovo Honda SH300, non siamo riusciti a fargli “bere” più di 4 litri ogni 100 km, quindi 25 km/l tondi. Il dato dichiarato in ciclo medio WMTC (33,3 km/l) è facilmente raggiungibile, con una guida più attenta, o almeno la soglia dei 30 km/l, se non volete rinunciare troppo alle prestazioni a disposizione. Se vogliamo trovare il pelo nell’uovo, è l’autonomia a non essere da lode, perché dei 9 litri di serbatoio se ne sfruttano normalmente 6, quelli che portano l’indicatore dalla riserva al pieno, con circa 150-180 km tra un rifornimento all’altro (ai prezzi attuali si traducono in 10 euro). Anche volendo rischiare di restare a secco e sfruttando 2 litri in più si arriva a 200-240 km, non pochi per un uso prettamente urbano, un po’ meno se, come nel caso della nostra prova, ne percorrete oltre 300 in poche ore.

La grossa novità per il 2019 è mutuata dal fratello Forza, con cui condivide il cuore e che lo scorso anno aveva portato al debutto il controllo di trazione. I più attenti avranno visto il nuovo tasto sul blocchetto di destra del manubrio, con cui è comunque possibile escluderlo. Non serve, ve lo assicuriamo, perché l’intervento non è affatto invasivo ed è invece un gran bel “paracadute” per mettervi al riparo dalle insidie dell’asfalto scivoloso, soprattutto quando il meteo è avverso.

In sella è una conferma, con interessanti migliorie

Iniziamo dal fondo, come direbbe qualcuno. Gli unici storici difetti dell’SH300 sono sempre stati quelli legati alla stabilità sul veloce ed alla risposta un po’ secca degli ammortizzatori posteriori. Nel tempo è migliorato, soprattutto con l’adozione di una gomma di tipo radiale al posteriore con affinamenti sulla ciclistica. Se sulle sconnessioni l’SH300 resta piuttosto rigido (chi siede al posto del passeggero ve lo potrà confermare), gli ondeggiamenti sulle curve in tangenziale o autostrada (affrontate “in pieno” con velocità prossime ai 120-130 km/h) ed in rilascio sopra i 60-80 km/h, sono quasi scomparsi. Difficilmente un guidatore che non vada a cercare il limite per verificarlo se ne renderà conto, dato che l’SH300 di oggi è diventato ben più piantato della primissima serie del 2007. Le ruote sono sempre da 16” e questo diventa invece un grosso vantaggio in termini di maneggevolezza e facilità di guida in città. Monta di primo equipaggiamento delle ottime Metzeler Feelfree (110/70 e 130/70), mentre i freni prevedono due dischi, da 256 mm sia davanti che dietro (rispettivamente abbinati ad una pinza a doppio pistoncino ed una a pistoncino singolo. Frenata combinata ed ABS a due canali sono confermati e la frenata è ottima, ben modulabile e potente, oltre che “a prova di neofito”. Basta “appendersi” alle due leve, senza dover applicare uno sforzo eccessivo, per ottenere un risultato perfetto, con un attacco piuttosto morbido, che evita inutili sollecitazioni alla forcella, oltre che a guidatore ed eventuale passeggero.

Mentre gli ammortizzatori sono ben sostenuti, la forcella anteriore digerisce meglio le asperità. Nel complesso l’SH300 è divertente in città, abbastanza stabile in autostrada ed a suo agio anche tra le curve di un misto extraurbano, dove ci si può concedere un po’ di sano divertimento in totale sicurezza. Scende in piega “leggero”, con uno sforzo fisico ridotto davvero ai minimi termini, ma non per questo è “ballerino”, anzi. Strapazzandolo un po’ ed aprendo tutta la manetta quando si è ancora in piega si riesce a percepire l’intervento del controllo di trazione, soprattutto se l’asfalto non è perfetto. Questo ci fa capire che forse ci siamo lasciati prendere un po’ troppo la mano, ma l’elettronica ci ha comunque consentito di farlo in sicurezza. In autostrada si può viaggiare anche a 130 km/h per lunghe tratte, grazie all’allungo del monocilindrico ed alla protezione di parabrezza e paramani, che per chi è alto 1.80 come il sottoscritto consentono di avere busto e quasi tutta la testa riparati dall’aria. Tra consumi e comfort il miglior compromesso è però intorno ai 120 km/h, perché si risparmia non poco (quasi un 15% tra le due andature) e si viaggia in modo più rilassato.

Una nota positiva ai fari full LED, che di notte ci hanno consentito di viaggiare bene su tortuose strade extraubane, con l’asfalto ben illuminato, anche senza utilizzare gli abbaglianti.

Un po’ di made in Italy

Prima delle conclusione ci piace sottolineare che, da sempre, l’SH300 nasce proprio nel nostro Paese, nella fabbrica Honda di Atessa (CH), dove sono impiegate circa 600 persone. Non è un caso, dato che il nostro è il mercato di riferimento per il “ruote alte” Honda, che nasce quindi dove gran parte della produzione verrà venduta. Un paio di anni fa è stato raggiunto il ragguardevole traguardo di un milione di SH prodotti nello stabilimento in Val di Sangro, in provincia di Chieti, da cui oggi escono gli SH 125, 150 e 300, ma che si è legato alla famiglia di scooter a ruote alte a partire dal 1996. Meno di un minuto e mezzo, è il tempo necessario per produrre un SH, o meglio quello che trascorre tra l’uscita di ciascun esemplare dalla catena di montaggio.

Conclusioni

Se dopo aver provato il fratello Forza 300 alcuni mesi fa il pensiero era andato dritto dritto all’SH300, che si trovava proprio in casa il suo peggior concorrente, risalendo in sella al ruote alte con gli aggiornamenti 2019 è evidente che in realtà è un confronto dove a far la differenza sono le esigenze personali. L’SH300 è più adatto al commuting prettamente urbano, sapendo però di poterlo utilizzare senza problemi anche per un trasferimento più lungo all’occorrenza, senza grossi sacrifici. Il meglio però lo può dare in città, negli spazi stretti dove si defila quasi senza avversari, con il plus di un motore perfetto per lo scopo e della tecnologia che lo supporta al meglio (ABS, controllo di trazione, ma anche smart key ed altro). Il Forza 300 è invece la soluzione perfetta se avete necessità di una maggior capacità di carico (sottosella e bauletto sono entrambi più capienti), ma soprattutto se vi muovete più spesso in autostrada e per lunghe tratte extraurbane. Qui è lui a fare la differenza e a non far rimpiangere nemmeno una cilindrata superiore, diventando di fatto un rivale anche di molti avversari in fascia 400 cc.

Prezzi ed accessori

Sono sette le colorazioni disponibili per l’SH300i, con il bianco ed il rosso affiancati da ben 5 “tonalità di grigio”, dal “Lucent Silver Metallic” fino al classico nero lucido “Pearl Nightstar Black”, passando per grigio e nero opaco, oltre ad una militaresca tinta “Air Force”. Quest’ultima è la più esclusiva e si paga con un aggravio di 100 euro sul prezzo base di 5.490 euro. Si tratta di una terza opzione (più esclusiva visto il piccolo incremento del listino) che si affianca all’SH standard ed all’allestimento Sporty, disponibile nelle due tinte grigio e nero opaco e che offre dettagli dedicati, come gli adesivi sui cerchi e la sella con finiture a contrasto, con un prezzo di 5.540 euro (+ 50 rispetto allo standard).

Inclusi nel prezzo troviamo paramani, parabrezza e bauletto, ora keyless. Parliamo di utilissimi accessori originale, che si farebbe pagare quasi mille euro. Se il parabrezza è infatti nel catalogo degli accessori originali con un prezzo di quasi 140 euro, oltre a questo troviamo poi la novità del bauletto da 35 litri “Smart Key”, non proprio economico, visto il suo listino da poco meno di 800 euro. Come visto, rende l’utilizzo dell’SH300 davvero comodo e senza il fastidio di dover utilizzare la chiave per aprire e chiudere il bauletto. Come per la versione con la chiave fisica (che resta disponibile per circa 220 euro), è offerto in tinta con lo scooter e con schienalino per il passeggero.

Abbigliamento utilizzato

Casco: Helmo Milano Audace Silverstone
Giacca: Alpinestars Meta Drystar
Guanti: Alpinestars Bayburn
Jeans: Alpinestars Double Bass Denim Jeans
Scarpe: Alpinestars Jam Drystar

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