Test Michelin Road 5: lo pneumatico tuttofare del colosso francese

Michelin Road 5 – L’indicatore numerico di riferimento, se ancora non fosse chiaro, è “5.000”. Tanti, infatti, sono i km dopo i quali le performance del Road 5 sono risultate paritetiche rispetto ad una coppia di Road 4 nuove di pacca. Un risultato importante che premia l’impegno di Michelin in materia di ricerca e sviluppo applicata alla sicurezza nel campo delle due ruote. In molti hanno già saggiato le doti di questa gomma, testandola su naked potenti, su endurone riferimento di categoria e su sportive mid-size con risultati eccellenti.

Gomma moderna, moto young timer

Assunto che il nuovo Road 5 montato su moto moderne non può fare altro che migliorarne il feeling, soprattutto in condizioni di asfalto umido, cosa succederebbe se installassimo questa gomma su un veicolo non di recente costruzione? Il nostro long test inizia qui, da Moro Gomme in via Roggia Scagna a Milano, dove una sempre seducente 748 Biposto del ’98 è pronta per essere gommata con un treno di Michelin Road 5 nelle misure 120/60 all’anteriore e 180/55 al posteriore. La parte interessante inizia ora: con una ciclistica ormai non più certo all’avanguardia, dimensioni consone ad una 125 ed ammortizzatori Showa duri come il marmo, la Bolognese si presenta quale perfetto banco di prova per capire cosa può succedere ad una moto con più di vent’anni sulle spalle quando viene dotata di pneumatici di ultima generazione, concepiti per rendere al massimo in ogni condizione senza mai essere estremi. Anche perché la 748 estrema lo era – una volta – ma ora non lo è più e serve manico per condurla come si deve anche sulle strade di tutti i giorni.

Michelin Road 5 Ducati 748

Michelin Road 5 per ringiovanire una affascinante Ducati 748

Doveroso un escursus sul Michelin Road 5 che non ha bisogno di particolari presentazioni: uno pneumatico polivalente studiato unendo le più recenti tecnologie 2CT e 2CT+ a mescole di ultima generazione, abbinate a loro volta ad intagli attivi denominati “lamelle evolutive”. Il progetto XST Evo infatti, prevede una sapiente combinazione di lamelle ed alveoli che, al consumarsi del battistrada, rivelano intagli più larghi rinnovando continuamente la superficie dello pneumatico. Per semplificare il tutto, basta aver ben presente la forma di una goccia d’acqua (ad alveolo, appunto): la sommità della goccia – ossia la parte più stretta – è quella che viene incisa nella superficie a contatto con il suolo. Affogata all’interno della mescola invece, vi è l’area più ampia: la gomma, consumandosi, scopre questi alveoli che regalano intagli sempre più larghi e drenanti in rapporto alla strada percorsa. E’ questa la formula che permette a Michelin Road 5 di mantenere costanti le caratteristiche di handling e tenuta sul bagnato anche a battistrada usurato.

Al posteriore viene adottata la mescola 2CT+: questo prevede l’utilizzo di un composto più solido nella parte centrale che va ad infilarsi sotto ad una mescola più morbida utilizzata invece sulle spalle; a ciò si aggiunge anche la carcassa ACT+ – acronimo di Active Casing Technology – che prevede una minor rigidezza al centro contrapposta ad una maggiore rigidezza dei fianchi. L’adozione di queste nuove tecnologie ha permesso di mantenere un rapporto vuoto/pieno simile a quello del Road 4 ma cambiandone la distribuzione, soprattutto al posteriore, che vanta ora una sezione centrale senza intagli, esattamente come le spalle.

E’ nel range che va dai 10 ai 35° che troviamo invece il maggior numero di scolpiture: è questa, infatti, la parte di gomma maggiormente utilizzata in fase di piega in condizioni di guida su fondo bagnato o scivoloso, a testimonianza dell’impegno profuso da Michelin nel cercare di rendere sempre più sicura la guida su due ruote. Secondo i test interni effettuati dal colosso francese sul circuito di Ladoux in condizioni di asfalto asciutto e bagnato, il Road 5 con all’attivo 5.000 km è in grado di arrestare la moto nello stesso spazio necessario ad un Road 4 nuovo di zecca. Il medesimo pneumatico è stato poi ritenuto sempre superiore ai principali concorrenti (Metzeler Roadtec 01, Dunlop Road Smart 3, Continental Road Attack 3, Pirelli Angel GT e Bridgestone T30 EVO) in quanto a maneggevolezza, stabilità ed aderenza su asciutto.

Nove mesi, un test lungo come un parto

Da gennaio a settembre, si sono alternati mesi, stagioni e condizioni meteo di ogni tipo e genere che hanno fatto da banco di prova per i nostri Road 5 forti della loro tecnologia XST Evo. L’obiettivo non era tanto quello di valutare la gomma “in quanto prodotto novità di Michelin”, quanto quello di capire come possa influire montandolo su un veicolo che di anni, alle spalle, ne ha ben più  che una ventina. Quando il Maestro Tamburini, presso il Centro Ricerche Cagiva si dannava assieme al buon Sergio Robbiano per cercare la formula migliore che ha dato poi vita a quel mostro sacro che ha preso il nome di Ducati 916 (poi declinata anche nella 748 e sue varianti), forse nemmeno immaginava che a distanza di così tanti anni, ci sarebbero stati appassionati che avrebbero fatto carte false per continuare a “cavalcare” questi oggetti di culto, aggiornandoli però con le tecnologie più moderne attualmente disponibili sul mercato. Sì, perché la geometria del telaio e le sospensioni Showa, filtravano in maniera “minimalista” ogni asperità del terreno, facendo in modo che il pilota avesse la sensazione di un contatto diretto con l’asfalto. Oggi però, le aziende costruttrici di pneumatici hanno fatto passi da gigante e, oltre a fornire strumenti capaci di migliorare l’handling (in positivo e – perché no – in negativo se si applica la scelta sbagliata), sono in grado di ridare una seconda vita a moto che altrimenti sarebbero davvero difficili da gestire, soprattutto se paragonate agli standard qualitativi e tecnici ai quali i costruttori di motocicli ci hanno oggi abituati.

Le Road5 avevano dimostrato già a gennaio, una tenuta eccellente anche in condizioni di asfalto freddo ed umido, ovviamente con una guida attenta e fluida; idem la frenata che, senza ABS, ha dimostrato capacità di arresto in spazi ridottissimi. Il cavallo di battaglia dei Road5 è senza dubbio l’asfalto bagnato… non umido: bagnato, di quelli con i laghi per strada! Quando le condizioni meteo ti porterebbero a fermarti un attimo aspettando che “spiova” – gli intagli e le lamelle – lavorano al meglio delle loro capacità, drenando ed espellendo quanta più acqua possibile, soprattutto grazie agli intagli diagonali presenti sullo pneumatico anteriore. Quel che fa riflettere, è che non stiamo analizzando il comportamento di un veicolo recente, dotato di IMU o di altri aiuti elettronici che incidono sul comportamento dinamico quando quello “umano” potrebbe venire a trovarsi in crisi. Parliamo di uno pneumatico che fa del suo meglio per tenere in piedi una moto che ha un raggio di sterzo inesistente, sospensioni dure come il marmo ed una impostazione di guida caricata in avanti con l’appoggio delle mani su semimanubri dall’angolazione davvero ridotta.

Con l’innalzarsi delle temperature, il feeling e la forma degli pneumatici, hanno esaltato invece le doti di tenuta, soprattutto in condizioni di asfalto asciutto e caldo, dove si può arrivare a piegare fino al bordo che, proprio per regalare quella sensazione di tenuta in più, è privo di intagli e offre una “striscia” slick che permette pieghe da ginocchio a terra anche con la buona e cara 748!

Il nostro particolare test ha richiesto diversi mesi per capire come uno pneumatico di concezione 2018/19 possa interfacciarsi su una moto degli anni ’90 dove gli aiuti elettronici erano inesistenti e le uniche possibilità di regolazione erano quelle fattibili a livello di comparto sospensioni. Se il comportamento è risultato eccellente già nei test ufficiali e dei competitor su moto recenti, noi possiamo ritenerci più che soddisfatti di come lo pneumatico abbia ridato “giovinezza” all’intramontabile 748. La fiducia che si riacquista in fase di guida è tale da sentirsi a proprio agio già dopo pochi km; in caso di condizioni meteo avverse, reagiscono bene anche avendo tanto carico sull’anteriore e, quando il sole torna a splendere, ridonano un’agilità che la Ducatina si era forse dimenticata di avere. Ridate una chance alla vostra oldie: regalatele un paio di Road5 e vedrete che l’investimento fatto darà ben presto risultati che nemmeno vi aspettavate!

Ah, il consumo dichiarato da Michelin è più che veritiero perché in tutti questi mesi, non vi sono ancora segni di cedimento o di danneggiamento delle lamelle che, al consumarsi della parte superficiale, dovrebbero allargarsi, aumentandone la capacità drenante e mantenendo costanti le doti di tenuta anche con l’aumentare dei km sulle spalle.

 

 

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