Nel Motomondiale gli sponsor non sono mai dei semplici loghi, ma rappresentano un fattore identitario visivo che contribuisce in maniera determinante a strutturare l’immaginario collettivo degli appassionati.
Dalle sigarette ai soft drink, dalle aziende di telecomunicazione, ai marchi tech, la MotoGP ha attraversato epoche in cui partnership e livree hanno inciso tanto quanto i campioni in pista. Ripercorriamo l’evoluzione delle sponsorizzazioni più iconiche, dai colossi del tabacco degli anni ’90 fino agli energy drink e ai brand tecnologici di oggi, passando per casi particolari, come i casinò, che raccontano bene l’elasticità (e i limiti) del marketing nel motorsport.
Se gli energy drink fanno si sono fatti notare in maniera prominente, i marchi tech hanno portato sostanza.
Dal 2021 Lenovo è title partner del team ufficiale Ducati: la collaborazione col team di Borgo Panigale è stata raccontata esplicitamente come un progetto di data analytics, AI e infrastruttura per le performance in pista, segno dei tempi in cui lo sponsor non compra solo spazi ma mette letteralmente potenza di calcolo sul tavolo. Sul versante energy & oil, la parabola di Petronas con la Sepang Racing Team (Yamaha SRT) dal 2019 ha mostrato come una major dell’energia possa usare la MotoGP per branding ma anche per sviluppo
lubrificanti e carburanti.
Nel frattempo, la filiera delle sponsorizzazioni si è allargata a fintech e compagnie assicurative (Mooney per VR46 nel 2022, poi l’era Pertamina Enduro VR46 dal 2024) e a nuove alleanze cross-series come quella di Alpine (brand sportivo di Renault) con Prima Pramac nel 2025: segno che la MotoGP è una piattaforma sempre più interessante per marchi tecnologici e mobility-oriented. Resta degna di nota anche la dimensione “istituzionale”: Tissot è cronometrista ufficiale del Motomondiale dal 2001 e continua a capitalizzare questa continuità con prodotti e storytelling dedicati, prova che nella MotoGP c’è spazio anche per partnership a lungo termine, seppur non legate a team specifici.
Tra le alleanze che hanno plasmato l’immaginario della MotoGP, poche sono state iconiche quanto Repsol–Honda: nata nel 1995, ha attraversato generazioni di campioni del calibro di Mick Doohan, Alex Crivillé, Valentino Rossi, Nicky Hayden, Casey Stoner e Marc Márquez, e ha definito una livrea
immediatamente riconoscibile. Nel 2019 ha celebrato il 25° anniversario, mentre nel 2024 ha chiuso un’epoca annunciando la fine della partnership, un evento che ha segnato simbolicamente la fine del “vecchio mondo” della sponsorizzazione petrolifera di massa in MotoGP.
Per chi è cresciuto con le 500 due tempi, certe tinte sono quasi un riflesso pavloviano: il bianco-blu-oro delle Rothmans sulle Honda NSR, il giallo Camel, l’azzurro Rizla, il blu Gauloises, il rosso Marlboro. Erano livree che dettavano il tono dell’intero weekend di gara e che portarono investimenti senza precedenti nel paddock. Nel 2006, ad esempio, Yamaha ufficializzò l’accordo con Camel (Japan Tobacco International) e schierò Valentino Rossi e Colin Edwards con la celebre livrea gialla “Camel Yamaha Team”. Il paradigma però cambiò rapidamente per effetto dei divieti alla pubblicità del tabacco.
Nell’Unione Europea la Direttiva 2003/33/CE regolamentò strettamente la pubblicità e la sponsorizzazione transfrontaliere dei prodotti del tabacco; nel 2006 la Corte di giustizia ne confermò la validità. Questo contesto spinse team e promotori a ripensare brand e denominazioni, con strategie “neutre” nelle nazioni più severe (ricordate gli stratagemmi “GO!!!!” al posto di Gauloises?). Un altro simbolo di quel passaggio è Rizla Suzuki, con l’azzurro pastello che campeggiò sulle GSX-R – un marchio di cartine per sigarette che oggi suona quasi d’epoca, ma che fu title sponsor fino al 2010.
Archiviata l’era del tabacco, la MotoGP trovò una sponda naturale nell’ambito delle telecomunicazioni e nell’indutria automotive. In tal senso, è emblematico il sodalizio tra Fiat Yamaha (2007–2010), quando il marchio automobilistico italiano legò il proprio nome al team di Valentino Rossi e Jorge Lorenzo: un ponte fra quattro e due ruote che funzionò alla perfezione sul piano della visibilità.
Nel 2014 arrivò l’azzurro Movistar: Telefónica divenne title sponsor del team ufficiale Yamaha con un accordo quinquennale, portando in dote investimenti media e integrazioni editoriali che fecero scuola, insieme a livree immediatamente riconoscibili).
Accanto ai colossi tradizionali, la storia recente ha visto alcune incursioni da parte di marchi inusuali. Un esempio tangibile è quello di Playboy, sponsor che apparve sulla Honda LCR di Randy de Puniet in alcune gare del 2009: un logo tanto riconoscibile quanto borderline, gestito con formule di event title sponsor mirate. Ma l’esempio che più colpì l’attenzione in Italia riguardò il casinò di Campione che, per un periodo, decise di investire nel team Honda: una partnership insolita che attirò grande attenzione, sia per la particolarità del marchio coinvolto, sia per il forte richiamo mediatico. Oggi queste sponsorizzazioni non sono permesse in tutti i paesi che ospitano i Gran Premi ma, laddove consentito, non è sorprendente vedere marchi legati anche al mondo dell’iGaming, come quelli presenti in questa recensione.
Questo tipo di collaborazione ha mostrato come la MotoGP sia sempre stata un terreno fertile per brand provenienti dai più diversi settori, pronti a sfruttare la visibilità internazionale del campionato. Correva l’anno 2005 quando la casa da gioco italiana divenne corporate partner del team Camel Honda: il marchio comparve sulle RC211V di Alex Barros e Troy Bayliss già dal GP di Shanghai, con l’obiettivo dichiarato di internazionalizzare la clientela. Quel tipo di operazione oggi incontra paletti legali significativi in vari Paesi.
In Italia, ad esempio, il Decreto Dignità ha introdotto un divieto assoluto di pubblicità del gioco d’azzardo e delle sponsorizzazioni connesse, con sanzioni fino al 20% del valore della sponsorizzazione, tuttavia, dibattiti e possibili revisioni sono periodicamente all’ordine del giorno, nonostante il quadro resti restrittivo.
Nel nuovo millennio il testimone del “pop” fu raccolto dagli energy drink. Monster Energy entrò in Yamaha come sponsor nel 2013 e dal 2019 è diventato title sponsor della squadra ufficiale, un matrimonio che lega brand, merchandising e social storytelling globale. Sul fronte austriaco, invece, l’accoppiata Red Bull-KTM è diventata un vero e proprio caso di scuola: il team Red Bull KTM Factory Racing ha consolidato un’immagine fortissima, con una filiera “orange” che integra iniziative per i fan e un’identità cromatica inconfondibile. Queste partnership hanno ridefinito l’estetica della MotoGP tanto quanto il modo di “attivare” il pubblico con aree hospitality aperte, contenuti proprietari, capsule di merchandising a rotazione, sfruttando leve commerciali tipiche dei marchi lifestyle.
Oggi la MotoGP vive una stagione di transizione in cui lo sponsor non compra più soltanto visibilità, ma porta anche know-how, dati e infrastrutture. L’esempio più evidente è il già citato asse tra Ducati e Lenovo, dove il partner tecnologico non si limita a mettere il nome sulla carena ma integra hardware, analytics e soluzioni di intelligenza artificiale nei processi di sviluppo. In parallelo è prevista una crescita del racconto “green”: l’avvicinamento ai carburanti completamente non-fossili spingerà in prima fila player dell’energia e della chimica, che utilizzeranno il paddock come laboratorio a cielo aperto per fare ricerca e sviluppo e comunicazione sulla sostenibilità.
I marchi lifestyle come Monster e Red Bull che hanno trasformato la sponsorizzazione in un ecosistema di contenuti, eventi e merchandising capace di vivere tutto l’anno, ben oltre il fine settimana di gara continuano a essere perfetti media partner, capaci di produrre contenuti, eventi e prodotti che vivono ben oltre il fine settimana di gara.
Si assiste anche incroci inediti fra serie e settori: brand già forti in Formula 1 o nell’automotive come Alpine, che ha dato il suo supporto al team Prima Pramac, hanno scelto la MotoGP per parlare a community diverse e costruire esperienze premium nell’hospitality. A livello di brand team-centrici, inoltre, la MotoGP continua a offrire storie identitarie forti: VR46 è passata da Mooney a Pertamina Enduro, mantenendo una coerenza cromatica e narrativa che lega direttamente la fanbase di Valentino Rossi al progetto sportivo. Sono transizioni che non “snaturano” ma rinfrescano l’immagine, segno che la disciplina ha imparato a cambiare pelle senza perdere riconoscibilità.