Mad Max: Fury Road vincerà almeno 4 Oscar agli Academy Awards 2016

Mad Max: Fury Road è come una mano che vi spalanca gli occhi mentre dormite. Tra tutti i motivi per apprezzarlo, questo ci è sembrato il più rilevante. Lo diceva Will Smith in Man in Black II, uscendo da un vagone della metro divorato dall’alieno Jeff: “il vostro problema ormai è che non vi stupite più di nulla, avete già visto tutto” ed è proprio qui che l’incredibile lavoro di Miller ha sbancato.

Corse in macchina, combattimenti, fuoco a profusione ed esplosioni nucleari ormai davano la stessa emozione di una controllata alla timeline di Facebook. Cose già viste, di cui ci importa ben poco e che guardiamo sapendo di perdere il tempo. Ecco il problema dei film d’azione.

Prendi invece gli ingredienti di cui sopra e facci un capolavoro, senza cliché, che riporti lo spettatore all’epoca dei primi effetti speciali. Il cinema è, prima di tutto, arte visiva. Le trame complesse, ormai, vanno lasciate alla televisione con le sue puntate interminabili, in cui si fa in tempo ad affezionarsi ai protagonisti. Il film di Hollywood, per sopravvivere allo streaming e a tv show sempre più sofisticati, deve offrire qualcosa di unico, qualcosa che raggiunge un livello diverso nelle sale dei cinema. Mad Max: Fury Road è riuscito a portare la gente al botteghino perché offre uno spettacolo incredibile, qualcosa di unico fatto però di ingredienti comuni.

Poi si potrebbero analizzare gli accenni alla dittatura, al fanatismo autodistruttivo ed al femminismo, ma tematiche e cose simili sono aspetti di cui si parla per lungometraggi tradizionali.

Quello che è incredibile è il rimanere per due ore ad occhi spalancati, dimenticandosi che tanto alla fine il buono non muore perché in quel momento, un Tom Hardy che non fa rimpiangere il Mel Gibson della trilogia originale, se la sta vedendo davvero brutta.

Insomma di Mad Max: Fury Road ci è piaciuto un po’ in tutto, dal ritmo forsennato del film ai veicoli con costumi di un livello altissimo (a questo proposito, qui una rassegna sulle moto camuffate). Educati da sempre a cercare la profondità nelle cose -che comunque non mancano nell’ultima fatica di Miller- ci siamo scordati dell’incredibile forza di un concetto puro e potente.

Quello che ha fatto questo film è un po’ quello che fece a suo tempo Eminem alla musica: testi duri, a volte di una violenza gratuita, alla fine sono stati riconosciuti dal mondo come un’arte raffinata ed apprezzabile, o almeno inimitabile.

Il film diretto dell’ormai settantenne (!) George Miller ha ricevuto 8 Nomination per la notte degli Academy Awards, per l’88° edizione che si svolgerà domenica 28 febbraio 2016. Le otto statuette d’oro che potrebbero finire sulla Fury Road sono queste:

Miglior Film
Miglior Regia
Miglior Montaggio
Miglior Scenografia
Miglior Fotografia
Migliori Costumi
Migliori Effetti Speciali
Miglior Sonoro

Per quello che ci riguarda Mad Max: Fury Road ne meriterebbe almeno sei, ma per non esagerare fermiamoci a quattro. Ecco quali:

1- Migliori Costumi: Inutile perdersi in spiegazioni, il lavoro incredibile per adattare auto e moto allo scenario post apocalittico ha dato qualcosa in più a questo film, magari tracciando anche le linee per il futuro.

2- Migliori Effetti Speciali: E se lo vincesse The Martian? Pazienza, vuol dire che al posto degli effetti speciali vincerà quello per il Miglior Film.

3- Miglior Scenografia: il deserto australiano è incredibilmente vasto, e ci è piaciuto come tutto il film sia stato girato in un vastissimo nulla che riesce a non stancare mai, ed anzi affascina per tutta la durata della pellicola.

4- Miglior Montaggio: un settantenne decide di fare il reboot della sua trilogia cult dopo aver diretto “Babe Maialino Coraggioso” ed “Happy Feet”, entrambi con sequel annesso. Oltretutto lascia a casa Mel Gibson, colonna portante di Mad Max, andando incontro alla critica completamente disarmato. E invece vince, le scelte coraggiose hanno dato i loro frutti e questo film diventerà un cult. Ecco perché bisogna dare a Fury Road il premio Miglior Regia, e quello del montaggio lasciarlo agli altri.

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