Brexit, le conseguenze per l’industria automobilistica europea

Il Regno Unito fa parte della Comunità Economica Europea dal 1973. O, per meglio dire, FACEVA parte dell’UE, dato che i risultati del voto svoltosi giovedì 23 giugno hanno decretato che l’Inghilterra si è dichiarata a favore della “Brexit“, l’uscita dall’Unione Europea. Dunque il Regno Unito, Gibilterra inclusa, si è schierato e ora il mondo dell’auto, così come molti altri mercati, potrebbe subire pesanti conseguenze.

Jaguar Land Rover, Toyota, BMW e Vauxhall (Opel) sostenevano la politica di David Cameron, erano quindi a favore della permanenza del Regno Unito nella UE. Non potrebbe essere altrimenti, dato che parliamo di numeri da capogiro: alla sola Jaguar Land Rover, questa decisione costerà ben 1,7 miliardi di sterline entro il 2020. Numeri forniti all’agenzia di stampa Reuters da fonti interne dell’azienda, per cui non stiamo parliando di ipotesi o di supposizioni ma di una situazione concreta, reale. Dati pazzeschi, che fanno paura. Perdite di bilancio dovute in buona sostanza alle nuove tassazioni che un’azienda basata in Gran Bretagna dovrà per forza di cose sostenere per le esportazioni verso altri Paesi europei.

Qualche numero può darvi un’idea più chiara della situazione. Il comparto auto contribuisce all’economia britannica per un valore complessivo che si aggira sui 15,5 miliardi di sterline e conta oltre 800mila dipendenti. Come confermato dalla Society of Motor Manufacturers and Traders, la SMMT, l’80% delle auto prodotte in Gran Bretagna viene esportato e di queste più della metà (il 57,7%) viene venduto in Paesi dell’Unione Europea. Un costruttore potrebbe anche pensare di cambiare radicalmente i propri piani e di non produrre più in Gran Bretagna. Non sono ipotesi fantascientifiche e anche Nissan, che nell’impianto di Sunderland offre lavoro a oltre 7mila persone che producono ogni anno oltre 500mila auto, potrebbe rivedere i propri piani.

In parole povere, la Brexit porterà enormi cambiamenti, difficilmente spiegabili in poche righe e a poche ore dal voto, ma di certo il mercato dell’auto non resterà indifferente a questo autentico terremoto politico.

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