Autobianchi Y10, la storia della citycar alla moda

Ha fatto la sua prima apparizione al Salone di Ginevra del 1985. L’Autobianchi Y10 è stata concepita per sostituire la mitica A112 (in vendita fino al 1986) e proseguire quella fortunata tradizione delle citycar cominciata con la piccola Bianchina quasi quarant’anni prima. Le dimensioni sono contenute, con una lunghezza di 3,39 metri, una larghezza di 1,51 metri e un passo di 2,16 metri. Nonostante ciò, l’abitabilità interna non è sacrificata. Progettata sulla piattaforma della Fiat Panda, la Y10 ha impressionato soprattutto per la coda, tronca, verticale e con un portellone originale, realizzato in materiali plastici e rigorosamente nero indipendentemente dal colore della carrozzeria.

 

Segni particolari
La linea a cuneo ha permesso alla Y10 di avere un coefficiente di resistenza aerodinamica pari a 0,31 Cx, tra i più bassi della categoria. Ad ottimizzare questo valore hanno contribuito pure il frontale basso e largo, il cofano motore piatto, i vetri laterali a filo con la carrozzeria, l’assenza di gocciolatoi laterali, le maniglie delle porte incassate e il tetto rastremato verso la coda. I fari  anteriori rotondi e sporgenti dell’A112 sono sostituiti da gruppi ottici rettangolari. Il parabrezza è ampio e inclinato, con il tergicristallo monospazzola.

 

Il motore Fire
La Y10 è stata innovativa sotto i punti di vista: tecnico, stilistico, industriale e sociale. Tra le novità di rilievo, il debutto del motore Fire. Acronimo di “Fully integrated robotized engine” (in riferimento ai metodi di produzione automatici e robotizzati con i quali è stato ideato e costruito), questo propulsore a quattro cilindri si caratterizzava per la riduzione dei pezzi che lo componevano (273 contro i 368 del vecchio 903 cc), per le dimensioni e il peso contenuti (69 kg), il basso consumo e la manutenzione semplificata. Frutto della collaborazione tra Fiat e Peugeot, aveva una cilindrata di 999 cc, in grado di erogare una potenza massima di 45 CV a 5000 giri/minuto. Monoblocco in ghisa, testa in lega leggera e distribuzione con albero a camme in testa, azionato direttamente dall’albero a gomiti tramite una cinghia dentata (spariscono quindi le aste e i bilancieri del 903).

 

Produzione
La Y10 è stata commercializzata con il brand Autobianchi solo in Italia, Francia e Giappone, mentre in tutti gli altri Paesi presentava il marchio Lancia, più conosciuto e rinomato. Prodotta per dieci anni, dal 1985 al 1995, in oltre un milione di unità, ha diviso la propria esistenza in tre serie: la prima dal 1985 al 1989, la seconda dal 1989 al 1992 e la terza dal 1992 al 1995. Tante le versioni lanciate sul mercato, pure una a trazione integrale (4WD) e utata di un inedito cambio automatico a variazione continua denominato ECVT (Electronic Continuously Variable Transmission). Nel dicembre del 1995 debutta la Lancia Y. All’inizio i due modelli convivono, ma nell’ottobre del 1996  la Y10 esce definitivamente dai listini. Con essa scompare pure il marchio Autobianchi, che da 30 anni rappresentava per gli italiani il sinonimo di utilitarie eleganti in grado di rivoluzionare il modo di concepire le auto da città: non più macchine lente e spartane, ma eleganti, confortevoli e capaci di assicurare prestazioni vivaci anche nei percorsi extraurbani. Per questo la Y10 è riuscita a fare breccia nel cuore di tutti gli automobilisti, indifferentemente dalle disponibilità economiche.

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