Frangivento Asfanè, la sportiva da 900CV distrutta dall’alluvione

Si può fare

La Frangivento Asfanè, che in dialetto piemontese significa non si può fare, è stata presentata la scorsa primavera al Salone dell’auto di Torino Parco Valentino dal geniale progettista bellunese Giorgio Pirolo. L’auto era stata depositata al Protopaint di Mauro Giachele, a Torino, in vista degli ultimi accorgimenti necessari a portare l’auto al MotorShow di Bologna.

La Frangivento, pronta per essere trasportata, è rimasta distrutta dall’alluvione torinese dei giorni scorsi che ha sommerso il garage rendendo il prototipo -in una versione fortunatamente vuota all’interno- del tutto inutilizzabile.

La Frangivento Asfanè è una vettura di concezione futuristica, che combina tre motori elettrici -capaci di offrire un’autonomia di circa 50Km- ad un potente propulsore termico in grado di sviluppare circa 900CV. La peculiarità della vettura, se soprassediamo sul design curato nei minimi dettagli, è la sua capacità di adattare spoiler ed altri componenti attivi della carrozzeria alle diverse velocità raggiunte.

Asfanè HyperSportItalia

Lo sviluppo però, da Parco Valentino, non si era fermato. Intervistato dal Corriere delle Alpi, Giorgio Pirolo ha raccontato che «A Bologna eravamo pronti a presentare la versione “Asfanè HyperSportItalia”, la prima supercar italiana full electric. Una macchina che guarda al futuro, verso un mercato che rappresenta una grande opportunità ed in cui arriviamo per primi, in anticipo sulle grandi case automobilistiche».

MotorShow

A questo punto a Pirolo e a Giachele non resta che tentare una corsa contro il tempo per portare il proprio lavoro ad uno degli eventi motoristici più importanti d’Italia. “Ancora non sappiamo se ce la faremo a portarla a Bologna, di certo ce la metteremo tutta per non perdere questo appuntamento” Ha concluso Giorgio Pirolo.

Speriamo quindi di vedere anche Frangivento al MotorShow, anche -ma non solo- per ripercorrere quelle storie che hanno reso grandi i marchi di oggi, da Ducati a Ferrari, partiti con tante idee e poco seguito da un’Italia che si è sempre contraddistinta per le proprie capacità ingegneristiche e di stile ma, soprattutto, nell’arte di arrangiarsi.