Corvette Z06

Corvette Z06. Che agli americani piaccia fare le cose in grande è risaputo da tempo. In campo automobilistico questa passione d’oltreoceano si esprime quasi sempre con SUV e pick-up mastodontici spinti da altrettanto impressionanti propulsori a benzina dalla cubatura poco europea. Che poi negli USA siano anche capaci di creare delle belve sportive coi fiocchi è noto agli appassionati del genere, sebbene il marchio “Corvette” sia sinonimo di supercar a stelle e strisce anche per i meno esperti. La nuova Corvette Z06 sembra nata proprio per far parlare di sé, soprattutto in quel di Maranello…
7.000 cc e 500 CV Per non sfatare il mito delle cubature esagerate il 6.0 litri V8 della Corvette vede salire la sua cilindrata a 7.000 cc con la potenza che passa da 405 a 500 cavalli, mentre la coppia ferma l’ago dello strumento a quota 645 Nm. Tanta maestosa cavalleria si traduce cronometricamente in 3.7 secondi nel classico 0-100 mentre la velocità massima (in circuito) supera i 300 orari.
Nonostante ciò i tecnici della Casa sorridono pensando di avere ancora diverse possibilità di giocare un brutto scherzo alla concorrenza europea, dal momento che il bello dei V8 americani è sempre stato quello di reggere senza battere ciglio incrementi vertiginosi di potenza. E per “vertiginosi” intendiamo 700 esageratissimi cavalli… Sogni irrealizzabili? No, numeri dati direttamente dai motoristi americani parlando di un’ipotetica ulteriore evoluzione, sempre con licenza di seminare il panico su strada. Ecco spiegato perché le varie Ferrari, Aston Martin e Lamborghini hanno di che preoccuparsi!
Tecnologia e…tanta aria! Un motore come il poderoso V8 denominato LS7 merita un capitolo a parte, non solo per le sue “dimensioni”. La progettazione del propulsore americano deriva dall’esperienza della Corvette nei campionati Endurance dove ha raccolto ottimi risultati compresa la mitica 24 ore di Le Mans. L’otto cilindri viene definito “small block” per le sue dimensioni relativamente contenute in rapporto alla cilindrata, ottenute grazie all’ottimizzazione degli spazi tra i cilindri senza compromettere comunque la fluidodinamica del gruppo termico.