speciale Campioni in fumo

Da qualche parte, negli ambienti delle competizioni motoristiche, qualcuno sussurra ancora che per vincere sia assolutamente necessario avere le spalle coperte dai grandi capitali delle multinazionali del tabacco. Effettivamente, gli esempi più lampanti di “tabacchi vincenti” sono e sono stati davanti ai nostri occhi ed hanno fatto indiscutibilmente la storia delle corse. Tutti ricorderanno le imprese di Ayrton Senna a bordo della mitica McLaren definita “pacchetto di sigarette con le ruote” o le vittorie martellanti della Ferrari di Schumacher sponsorizzata dalla stessa nota casa di tabacchi. I risultati strabilianti, ottenuti solamente da questi due “semplici” esempi, sembrano non poter che avvalorare la tesi, ma le cose stanno proprio così? Per capire veramente se i tabacchi sono indispensabili, bisogna prima di tutto capire cos’è e cosa può dare, economicamente parlando, una vittoria.

Vincere si, ma non il GP del Cancro Vincere è un imperativo, ma è anche un obiettivo da rincorrere con fermezza, audacia, il coraggio di rischiare, di mettersi, spesso, in gioco. L’arrivare prima degli altri è lo scopo e la natura delle corse, l’essenza che scatena i milioni d’appassionati d’ogni specialità motoristica in autodromi e strade, nei salotti e nei bar di tutto il mondo. Una forza che spinge, ovviamente, anche piloti e team impegnati nella sfida, ma spesso proprio da loro dimenticata per merito o per colpa, a seconda dei punti di vista, del “vil denaro”. Proprio i soldi, croce e delizia degli sport motoristici, sono spesso materia di scontro tra chi si chiede dove vengano investiti e chi dice di non averne mai abbastanza per essere al vertice o terminare la stagione. Una sponsorizzazione in Formula 1, nel mondiale Rallye o nel Motomondiale costa molto ma vale moltissimo in termini di ritorno di immagine, visto il seguito di appassionati pronti a “cibarsi” di ogni singola immagine, di ogni intervista, di ogni foto che ritragga la passione.

I manifesti più veloci del mondo Alla resa dei conti, gli oggetti che si vedono gareggiare sono i manifesti pubblicitari più veloci del mondo e spesso l’associazione di un marchio ad un team vincente condiziona le scelte dei consumatori nel momento degli acquisti. Il problema non è certo questo, altrimenti alcun tipo campagna pubblicitaria avrebbe senso. Il nocciolo della questione sta nel fatto che, molto spesso, per gareggiare i team ricorrono con troppa disinvoltura ai soldi “facili” delle case del tabacco che coprono gran parte, se non la totalità, del budget necessario, imponendo al pubblico, soprattutto a quello più giovane, associazioni di idee vincenti ad un prodotto che di vincente ha ben poco.

Vittorie in fumo? No grazie! E’ stato però dimostrato che le vittorie, quelle sonanti, possono arrivare comunque anche senza l’aiuto dei “tabaccai”: il caso più eclatante e famoso è quello del simpatico Valentino Rossi in sella alla sua Honda MotoGp che, per due anni di fila, ha “stradominato” la classe regina aiutato principalmente da sponsor tecnici. Anche passando di categoria, sempre la Honda, ma anche il team Ducati Infostrada ufficiale, sono costantemente ai massimi livelli da anni nel campionato SBK senza mai essere stati tabacco-dipendenti.

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