MotoGP, la gioia per la caduta di Marc Marquez

Non essendo mai stati allo stadio per una partita di pallone, ci immaginiamo la MotoGP dal vivo (a cui presenziamo ogni anno) un po’come un derby calcistico molto atteso: fumogeni, cori, striscioni e via dicendo rendono l’ambiente magico e, anche se non si vedrà bene come in televisione, l’esperienza colpisce nel vivo rimanendo nei ricordi. Siamo al Mugello e Valentino parte dietro, oltretutto allo scattare della gara peggiora ulteriormente trovandosi a dover rincorrere il gruppo di mezzo.

É invece Marc Marquez che dalla tredicesima casella, nemmeno fosse in Moto3, infila una decina di avversari come se andassero in bicicletta e comincia a lottare per il podio. Guida come un pazzo, con la sua Honda RC213 che sbandiera dappertutto e sfidando Andrea Iannone che non vuole mollare. E così, a cedere senza nemmeno avvisare, è l’anteriore del #93 che molla la presa scaraventando a terra il Campione del Mondo. Boati, applausi, gente che urla esultante sono solo alcune delle reazioni che vediamo tra le colline toscane del Mugello.

Qualcuno si avvicina al gruppetto di fans del fenomeno di Cervera per esprimere (se così si può dire) qualche insulto poco elaborato. Forse chi non va in moto non lo sa che quel ragazzo di 22 anni guida come nessun’altro, che essere scaraventati a terra da un bolide in corsa non è piacevole. Il pilota rischia la vita quotidianamente e c’è gente che è morta così, gente come Simoncelli che aveva grande talento e grinta infinita. Probabilmente coloro che esultano alla caduta di Marquez hanno il 58 stampato sulla moto perché sentono il bisogno di avere ideali ben precisi, cose sulle quali è difficile avere un’opinione sbagliata.

Qualcosa di preconfezionato, innegabile: Valentino Rossi è perfetto per loro perché vince e vince tanto. Stranamente sono meno le persone che lo apprezzano per il suo incredibile stile di guida ed il modo di rivoluzionare le corse in moto, con la costante di divertirsi sempre (che è forse la sua arma migliore) e di dar prova a tutti di un talento straordinario. Lo stesso atteggiamento lo vediamo nei commenti da bar (più sani) di chi condanna un pilota lento: sembra difficile rendersi conto che a livelli mondiali anche chi prende due secondi dal primo è un mostro di bravura.

Non si può apprezzare fino in fondo un assolo di chitarra finché non si è provato a suonarla, ed è difficile riconoscere un bravo attore teatrale se non si ha mai tentato di recitare. L’ arte funziona così, la puoi apprezzare soprattutto se la conosci: per noi che consideriamo i piloti della classe regina  degli artisti nel loro mestiere è imbarazzante sapere che abbiamo ancora una volta comunicato al mondo (ed in questo caso a Marc Marquez) che siamo in grado di apprezzare ben poco del motociclismo sportivo.

Peccato! Inutile dire, poi, che chi vi stà scrivendo è (anche) fan di Valentino Rossi.  Tutto questo discorso ci fa venire in mente una frase: “Il problema degli italiani è che vanno in guerra come se andassero allo stadio e vanno allo stadio come se andassero in guerra.” -W. Churchill

Photo Gallery by: Roberto Magni Foto ReD Photographers

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