Lancia Beta e la storia di un modello controverso

Beta, l’ultima Lancia o la prima Fiat?
Lancia Beta, lanciata nel 1972 in occasione del Salone dell’Auto di Torino, viene ricordata da molti appassionati di auto d’epoca come la prima vettura prodotta dopo l’acquisizione del marchio Lancia da parte di Fiat nel 1969. Una verità che rischia però di distorcere i fatti, ovvero che la Beta fu in realtà l’ultima auto progettata interamente dal marchio di Borgo San Paolo. Nonostante i motori derivassero direttamente dalle Fiat allora in commercio, ovvero la 124, la 125 e la 132, questi venivano opportunamente modificati da Lancia e prodotti in autonomia, mentre la meccanica veniva realizzata ad hoc per il progetto con soluzioni che sono poi entrate a far parte del patrimonio tecnico di Fiat. La mancanza di originalità e il non rispettare appieno il livello qualitativo tradizionalmente posseduto dalle auto del marchio non sono dunque da imputare alla produzione Fiat, ma piuttosto un’esigenza già presente in sede progettuale dopo l’esperienza della Lancia 2000, magnifica per finiture e tenica ma troppo costosa da produrre.

 

La Berlina
Quella che viene presentata al Salone di Torino del 1972 è dunque una Berlina attenta anche al contenimento dei costi di produzione, con alcune soluzioni figlie di questa visione che destano più di una polemica. Il design della carrozzeria affidato al figlio del noto Felice Mario Boano, Gianpaolo, non convinceva e nel posteriore l’auto non possedeva il portellone ma un cofano ridotto che rendeva difficile l’accesso al bagagliaio, un problema simile all’Alfasud dello stesso anno. L’abitacolo prevedeva una plancia simmetrica, più funzionale alla trasposizione della guida a destra per i mercati esteri, ma priva del gusto Lancia. Dal punto di vista meccanico invece la Beta adottava la trazione anteriore, a differenza di quanto facevano le Fiat da cui derivavano i motori, quattro sospensioni indipendenti e un’inedito schema di sospensione McPherson al retrotreno con due bracci oscillanti disposti a triangolo che verrà poi ripreso non solo dalle successive Delta e Thema ma anche dalle Alfa Romeo fino alla 147. La tenuta di strada era dunque sicura, con una frenata decisa e motori molto brillanti nonostante lo spazio a bordo generoso. I motori disponibili erano inizialmente 3 ovvero il 1.4 da 90 CV, il 1.6 da 100 CV e il più potente 1.8 da 110 CV di cui gli ultimi due abbinabili all’allestimento LX con cerchi in lega, servosterzo e mascherina cromata.

 

La fortunata Coupé
Per rimediare al design poco riuscito già nel 1973, l’anno successivo al debutto, viene lanciata la versione Lancia Beta Coupé dalla linea molto più riuscita e dal passo accorciato, dotata inoltre di un livello di finiture superiore rispetto alla berlina. Tutto il design è questa volta di marchio Lancia, e non progettata dal Centro Stile Fiat come la versione berlina. All’interno la disposizione a quattro poltrone singole prevede per tutte il poggiatesta e una plancia inedita che nulla ha a che vedere con la versione berlina. Le motorizzazioni erano ancora una volta i bialbero Fiat, con il 1.6 ed il 1.8 opportunamente potenziati a 109 CV e 119 CV.

 

La variante HPE
E’ invece di fine 1974 la versione HPE, acronimo di High Performance Estate, che possiamo definire una variante Coupé Shooting Brake della versione berlina con cui condivide il passo ruota di 254 cm ma dallo stile più simile a quello della Coupé, di cui seguirà l’evoluzione tecnica e stilistica, e con l’adozione del portellone posteriore. Il design è frutto di uno studio Pininfarina conquista immediatamente gli automobilisti appassionati.

 

La Spider
Sempre da uno studio di design Pininfarina nasce la versione Lancia Beta Spider, che si configura in realtà come una Targa, ovvero con lunotto posteriore in tessuto e ampio roll bar centrale, con la possibilità di rimuovere il tettuccio rigido superiore. Questa soluzione venne adottata per rispettare dei canoni di sicurezza più restringenti previsti negli USA ed in realtà mai entrati in vigore.

 

L’epilogo
A completare la gamma della Beta vi sono la versione Montecarlo, la più famosa e utilizzata nelle competizioni a cui dedicheremo un opportuno approfondimento, e la Beta Trevi, ovvero una poco riuscita versione 3 volumi realizzata sulla base della berlina 2 volumi che costrinse gli stilisti addetti al suo concepimento ad adottare un corposo montante posteriore dalla scarsa inclinatura e una coda decisamente squadrata, elementi che giustificano lo scarso successo commerciale di questa variante. La storia della Beta ha il suo epilogo tra il 1982 e il 1985, e con essa anche quella del marchio Lancia come casa automobilistica autonoma.

TUTTO SU Lancia
Articoli più letti
RUOTE IN RETE