Lancia Fulvia Concept

Lancia Fulvia Concept. Evviva, la Lancia è risorta! Altro che marchio decotto, da mettere in liquidazione… Dopo aver confermato con i numeri le grandi attese per Lancia Ypsilon, in Lancia è tempo di rilanciare la passione sportiva DOC e, senza dubbio, la nuova Fulvia Concept è la carta giusta per tornare ad infuocare i cuori dei “lancisti”, ormai spenti dal lontano inizio degli anni ’90, anni in cui l’Italia dei motori disse addio alla strepitosa esuberanza plurititolata della Delta Integrale e con lei, al Mondiale Rally.
Torna il rombo della passione Lancia è una delle poche Case automobilistiche che può vantare appassionati esigenti, amanti della bellezza e, al tempo stesso, profondi conoscitori della tecnologia più sofisticata. Del resto, esiste un fil rouge che lega tutte le vetture Lancia: la ricerca continua dell’innovazione abbinata alla più esclusiva artigianalità italiana.
È, dunque, una ricerca essenziale non solo allo spirito della Lancia ma anche al progresso stesso dell’automobile. Centinaia di brevetti depositati, geniali invenzioni, realizzazioni pratiche messe a punto dalla Lancia in quasi un secolo di storia stanno lì a testimoniarlo.
Tecnologia ad alto livello, ma anche stile, che oggi ritrova nella nuova Fulvia Concept una linea stilistica che sembra quasi non essersi interrotta. Un approccio al progetto da subito molto chiaro: nessuna indulgenza nostalgica, ma una rilettura in chiave Post-Modern del concetto e degli stilemi originali.
Ritorno al futuro La freschezza e il dinamismo della linea dovevano essere al primo posto, senza però tradire il feeling che era capace di trasmettere la Fulvia disegnata da Castagnero nel 1965, un raffinatissimo mix di eccentricità, eleganza, pulizia estetica e sportività.
Le dimensioni e l’architettura tre volumi della show car Fulvia Coupé sono praticamente sovrapponibili a quelli della precedente ma con una carreggiata allargata per dare più stabilità e una maggiore robustezza alla vettura. L’impianto generale richiama quello dei motoscafi Riva dell’epoca, caratterizzati dalla coda tronca, da un volume estremamente dinamico e da una prua fendente. Il motivo stilistico più connotativo, cioè la fascia costante a “ferro di cavallo” che abbracciava tutta la carrozzeria con un “effetto uscente” sulla coda, è stato interpretato conferendogli un carattere più dinamico ed un andamento affusolato. Il punto di massima tensione è sulla ruota anteriore, dove si concentra anche tutto il peso visuale dell’automobile, a sottolineare la trazione e il motore anteriori, con un risultato finale che esprime la sensazione di “tirare” tutta la vettura. Anche l’andamento “a goccia” della pianta, con la massima larghezza nella parte anteriore e una tendenza a rastremarsi verso la coda tronca, contribuisce a dare questo effetto. Completano il trattamento dei volumi, un lungo cofano, una green-house di dimensioni contenute e una particolare distribuzione delle masse.
Il frontale, dall’aspetto aggressivo, è connotato da un ampio cofano smussato, e da fari costituiti da moduli hi-tech e da una “palpebra” dal profilo alare, che estende visivamente il profilo del cofano al di sotto del trasparente.
La griglia metallica brunita, su cui campeggia il grande scudo Lancia, ha un aspetto sportivo e tridimensionale, volutamente de-costruito e semplificato rispetto a quello delle “sorelle” meno aggressive, per enfatizzarne la funzione di presa d’aria e creare un certo rapporto pieni-vuoti tra gli elementi del frontale, più in sintonia con quello del modello precedente.
Il tutto è completato da linee che, fluendo dal cofano verso il paraurti, si “raccolgono” intorno alla bocca inferiore, dove quattro cilindri quadrangolari “flottanti” citano le quattro prese d’aria del modello degli anni Settanta. La fiancata ha una superficie pulita, giocata sul susseguirsi di superfici concavo e convesse, e su una spalla robusta.
La coda rappresenta, invece, la logica conclusione di tutto il trattamento formale dell’oggetto, restituendone per così dire la “sezione”: non poteva mancare la citazione del famoso “specchio di poppa” così fortemente connotativo nel modello precedente, che sottolinea la “sgusciata” della coda e racchiude senza fronzoli i fanali a sviluppo verticale.

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