Opel Astra SW: Test Drive della terza generazione

Opel Astra SW: Test Drive. Una tedesca double face si aggira per le strade d’Europa. A noi di Infomotori.com ne è capitata una sotto le mani e non ce la siamo lasciata scappare. Lei è una Opel Astra di terza generazione, quella per intenderci che aveva trasformato una berlina anonima e che mai aveva convinto il mercato italiano, nella rivale numero uno di sua maestà la Golf. Ora però parliamo della variante a cinque porte, insomma la station. Carrozzeria che, al contrario, con le due precedenti generazioni aveva fatto fuoco e fiamme tra i sostenitori del marchio tedesco naturalizzato GM: l’Astra familiare aveva infatti stupito tutti con la prima versione, consolidando con la seconda versione (meno appariscente ma sicuramente più matura) una nomea di familiare compatta e solida, affidabile e “molto tedesca”, con prezzi abbordabili e grande qualità sia tecnica che costruttiva.
Ruote corsaiole Sistemando sul muso della station gli adesivi di Infomotori.com non abbiamo potuto cogliere alcuna differenza con la sorella berlina, ed è logico che sia così, visto che le due Astra si differenziano solo nella coda, e comunque nella notevole differenza di lunghezza: quattro metri e 25 la berlina, quattro e 52 la familiare.
Ma non è questo il punto, ci dicevamo mentre preparavamo il test drive. La familiare provata infatti è la 1,9 CDTI turbodiesel, con sedici valvole e 150 cavalli pronti a scattare. Una bella differenza, anche estetica, rispetto alla familiare mossa dal millessette a gasolio da 101 cavalli. Tanto per cominciare, la 1,9 litri monta piedoni spropositati, larghi 22,5 centimetri, con spalla bassa bassa da 45. Ruote, diciamolo, corsaiole, che di primo acchito farebbero sorridere a vederle montate su una station che vedremmo nelle mani di una mamma-che-va-a fare-la-spesa.
Ma parlavamo di tedesca double face non a caso. Noi, che attorno alle auto ci giriamo volentieri ma che le guidiamo ancora più volentieri, siamo stati calamitati da un pulsantino rettangolare e sottile piantato al centro del cruscotto, proprio vicino a quello che più innocuo non si può del parking-control: c’era scritta sopra la fatidica parolina “sport”, quella che fa cambiare umore e comportamento alla familiare di tutti i giorni.

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