Porsche meno 40% ed ha ancora senso la Porsche Italia a Padova?

Il lusso non tira in Italia e, “grazie” a Monti e al suo Governo, la situazione delle auto di lusso sta diventando sempre più drammatica, scontrandosi con una grave crisi economica e una “caccia alle streghe” verso coloro che utilizzano vetture di lusso che porterebbero, invece, tanti euro di IVA e tanti euro di accisa. (visto che su due euro di benzina la metà va allo Stato…) In Italia, invece, si è preferita la sana demagogia facendo scappare le barche di lusso (ora ormeggiate in Francia, Slovenia e Croazia…), gli accessori di lusso come gli orologi (che si comprano al confine e poi si cerca di consumare velocemente per farli passare come usati…) ed ovviamente le auto.

Qui il Governo è riuscito non solo a distruggere il nuovo, ma anche il nutrito usato inserendo superbolli e redditometri che hanno costretto, anche gli appassionati più accaniti, a disfarsi della propria GT o grande SUV in quanto, a volte il bollo, superava lo stesso valore dell’auto…
Chi ci rimette ovviamente non è il ricco che si immatricola la vettura in altre residenze, quanto chi lavora in tale settore a partire dalle concessionarie per finire con le stesse filiali, mentre per le case il problema si pone in minimi termini visto che se non vendono in Italia girano il mix ai Paesi emergenti o in America dove i 6 ed 8 cilindri sono sempre ben accolti, persino i dodici!

In Italia la mazzata più grossa la sta prendendo Porsche poichè più che sul nuovo, la rete di concessionari Porsche Italia puntava sui fedeli clienti che sono quasi scomparsi svendendo le loro 911, Panamera e Cayenne a prezzi di saldo e spesso la destinazione finale non è purtroppo l’Italia quanto la Germania, Austria, Svizzera e tutto l’Est Europa che ha fatto affari d’oro con le Porsche e le altre luxurycar italiane.

La desertificazione di Porsche, e la velocità incredibile con cui è avvenuta, ha messo in tilt le concessionarie che avevano fortemente investito nell’assistenza visto un parco circolante che, pur lentamente, stava crescendo da anni.

La tempesta Monti unita al lavoro della Guardia di Finanza ha fatto fuggire sia i “furbetti del fisco” sia le persone che avrebbero avuto tutti i titoli per guidare una Porsche o altra GT ma che si sono stufati di passare per dei “ladri” e di essere fermati più volte all’uscita del casello per controlli preventivi.

Dopo aver tenuto ad inizio anno, grazie alle novità di prodotto, ora Porsche sta scivolando pesantemente con una struttura tarata per altri giri d’affari e se Porsche resta la marca con la maggior redditività del settore, se non si vendono auto e ricambi la situazione diventa molto pesante. La stessa comunicazione Porsche forse non ha funzionato al meglio se pensiamo che la Porsche Panamera è stata promossa quest’anno attraverso un economy round sulla pista super veloce di Nardò  in Puglia (ora di proprietà proprio di Porsche AG) dove un gruppo di giornalisti hanno fatto una 24 ore per dimostrare che la Panamera consuma poco… Bello, ma se uno vuole consumare poco si compra una Panda a metano non un’imponente ammiraglia con cui vuole, invece, godere delle performance tipiche di una Porsche!

Porsche Italia poi è l’unica marca di lusso in Italia priva di un suo stabilimento produttivo a differenza di Lamborghini, Ferrari, Maserati o della stessa Pagani che possono girare l’invenduto su altri mercati. Porsche Italia ha inoltre la sfortuna/fortuna di appartenere al Gruppo Volkswagen e che in Italia le due sedi sono entrambe in Veneto: Porsche Italia a Padova e Gruppo Volkswagen Italia a Verona, sotto l’ora di autostrada rispettando i limiti..

Se il mercato da 2.500.000 passa a 1.400.000 unità all’anno, la stessa Volkswagen Group dovrà ritarare la sua struttura e forse un pò di spazio per i cugini della Porsche Italia si potrebbe  trovare nel prossimo futuro, ottimizzando le economie di scala specie in tutto ciò che il cliente non vede come la logistica e l’amministrazione. Certamente i saloni Porsche resteranno col marchio di Stoccarda, magari con vicino un altro brand del Gruppo che gli permetterebbe di ricevere un po’ di prezioso ossigeno.  

Non vi è ancora nulla di ufficiale trattandosi solo di nostre considerazioni in libertà, ma se nel 2012 sta chiudendo un concessionario al giorno lasciando a casa circa 150 collaboratori fra diretti ed indiretti, le stesse Filiali devono rivedere completamente il loro business poichè l’orizzonte resta cupo e prima del 2014/2015 gli scenari non volgono al bello e comunque nulla sarà come prima costringendo le stesse Case madri a rivedere le loro posizioni in Europa ed in Italia dove ora stanno perdendo molti milioni di euro.
Vedremo se le prime novità arriveranno dal basso o dall’alto: sperando che l’Europa e il nuovo Governo si rendano conto che il vecchio continente senza auto fa poca strada in termini di economia e di occupazione.

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